La minestra maritata, altrimenti conosciuta come minestra napoletana, è una ricetta della tradizione napoletana molto diffusa soprattutto nei periodi di festa come Natale e Pasqua. Si tratta di una minestra molto corposa e ricca con prosciutto, manzo, maiale, pecorino ed altri ingredienti: non puoi chiedere di meglio come comfort food invernale.
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Per iniziare a preparare la minestra maritata, tagliate la cotenna a listarelle e abbrustolitele con una fiamma.
In una pentola abbastanza capiente mettete cotenne, prosciutto, carne, carota, cipolla, sedano, prezzemolo, un pizzico di sale e ricoprite con abbondante acqua fredda.
Portate a ebollizione e continuate la cottura della minestra come fosse un brodo qualsiasi. Lessate intanto a parte le verdure e, dopo averle strizzate aggiungetele al brodo una volta che questo sarà pronto e filtrato.
Prendete carne, cotenne e prosciutto che saranno rimasti nel colino, tagliateli a pezzetti e aggiungeteli al brodo. Rimettete il tutto sul fuoco, aggiungete metà del pecorino e cuocete a coperchio chiuso per un’ora circa.
Regolate di sale e pepe, unite il restante pecorino e servite la minestra maritata accompagnata da fette di pane abbrustolito.
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Sapete qual è l’origine del nome della minestra maritata? La ricetta non è legata al matrimonio (ovvero al “maritarsi”), quanto all’unione di due ingredienti di base della minestra: la carne e le verdure.
Se le seconde servivano a dare un sapore più completo, le prime – soprattutto in passato – restituivano quei nutrienti necessari nelle diete del popolo, poverissime di proteine. Un po’ grassa, ma sicuramente gustosa, somiglia vagamente alla cassoeula.
Per preparare la minestra maritata si utilizza la scarola (sia liscia che riccia), la verza e il cavolo verza, la cicoria, le bietole, la borragine e le torzelle. Queste ultime sono varietà di cavolo, dette anche cavolo greco, che vengono coltivate esclusivamente nella zona di Acerra e Nola, e difficilmente reperibili fuori dalla Campania.
Le carni che si utilizzano sono tutte di maiale: tracchie, nnoglia e vari tagli più poveri. Il tutto, infine, viene arricchito con delle fette di pane tostato o con gli scagliuozzi, delle frittelline di farina di mais tipiche della tradizione partenopea. In questo caso, se volete replicare la ricetta potete semplicemente ometterle.
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