Raviolo scapolese, il raviolo molisano da record

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Un raviolo molisano, un capolavoro che esiste, e con prepotenza. Nato come soluzione in una cucina povera, quello che finisce per essere il Raviolo Scapolese è in realtà un materasso rettangolare di amore, morbido come il memory, ma pieno di carne e formaggio. Con uno state bene, con due siete pieni, con 3 rotolate.

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Poco dopo il confine fra Molise e Lazio, fra le parti davvero poco contaminate e molto silenziose, c’è un piccolo borgo in provincia di Isernia chiamato Scapoli. Tra colline silenziose, certo, ma un borghetto relativamente chiassoso grazie alla sua cultura musicale che ama la zampogna, uno strumento ancora fatto a mano e molto antico (dei Sanniti e dei Romani) stracelebrato con un museo apposito e feste popolari.

Un gioiellino nato dopo la distruzione dell’Abbazia di San Vincenzo al Volturno (dai Saraceni, nono secolo) che ha visto i monaci dover riorganizzare la popolazione in piccole fattorie, le curtes, creando borghetti fortificati tra cui Scapoli. Qui il rustico è di casa sia nell’architettura, che in piazza, che nel piatto.

La storia del raviolo scapolese

Visitare Scapoli implica andare a mangiare nella più pura tradizione della zona. Scapoli nello specifico è famosa per il proprio piatto tradizionale: il raviolo scapolese. O meglio, il Raviolone Scapolese, un piatto che nasce nell’Ottocento in un periodo di scarsità di ingredienti, ma grande ingegno. Grande e grosso ingegno, almeno quanto il raviolo stesso.

 

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Non scherziamo. Difficile andare lì e non mangiare a Il Raviolo Scapolese (qui), il ristorante che fa del Raviolone Scapolese il suo cavallo di battaglia. Certo, potreste trovare piatti tradizionali come la panonta di Miranda, ma non provare il raviolone è semplicemente un peccato.

Evidentemente il Raviolone Scapolese è una ricetta di recupero (tipo questa) che fa di tutto il macellabile del maiale semplicemente un capolavoro, cosa comune sia nelle piccole comunità che nella cucina del quinto quarto romana.

Una tragedia evitata

Negli anni il Raviolone Scapolese ha rischiato di cadere nell’oblio ma grazie a figure chiave del loco, come un sindaco degli anni ’90, è un piatto tornato in voga con prepotenza. Ciò che oggi è il Raviolone Scapolese è pure un De.Co., ossia un prodotto di Denominazione Comunale che è incluso nella lista dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali Italiani (il PAT) per assicurarsi che the show must go on.

E menomale, diremo noi. Il raviolone è un raviolone propriamente detto, di veramente notevoli dimensioni. Un piatto di solito di ravioli ne ha massimo 4 ed è considerato praticamente un piatto completo, ben capace di saziare e nutrire per bene una persona.

 

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Come avrete capito, il ripieno cambia con ciò che si ha a disposizione. Di solito include ricotta, formaggi locali, erbe aromatiche e carne di vari tagli, con una bella pasta robusta che fa da scrigno a un ripieno a dir poco generoso. Il tutto servito da ragù, alle volte di capra. Nel ripieno, volendo, si può usare pure carne macinata cotta, pezzi di salsiccia, patate lesse, uova, cacio-ricotta, formaggio e pepe.

Un rettangolo d’amore, come un materasso in memory da una piazza e mezza.

Scapoli è uno di quei luoghi dove il tempo si è fermato, ma dove è anche difficili alzarsi da tavola. Una comunità che ha saputo valorizzare e innovare con la propria tradizione, questo è certo: un angolino del Molise che vale la pena visitare.


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