Il rabarbaro è una pianta che appartiene alla famiglia delle Poligoniaceae, ed è molto grande come pianta infatti può raggiungere fino a due metri di altezza.
Ha una rosetta basale con grandi foglie, dalle quali escono lunghi gambi rossastri al cui apice pende il fiore. La radice è molto grande con un rizoma carnoso e robusto e da qui ogni anno nascono le foglie della rosetta basale.
Le piante si sono adattate perfettamente ai climi temperati euroasiatici, infatti crescono senza bisogno di coltivarle. Il luogo perfetto per la crescita è in boschi, dove trovano la necessaria umidità, luce del sole e un PH perfetto per la crescita.
I valori nutrizionali del rabarbaro (per 100 g di prodotto) sono i seguenti:
Il rabarbaro viene utilizzato molto spesso come alimento digestivo, purgativo, depurativo e decongestionante.
È un ottimo rimedio naturale per la stipsi. È utile anche per facilitare la digestione, e per questo viene spesso utilizzato nell’aperitivo all’interno delle bevande come un meccanismo di purificazione dell’organismo.
Viene utilizzato anche per impacchi cicatrizzanti, per lenire le ragadi anali e le emorroidi e infine per curare le infezioni.
A causa delle sue proprietà lassative e purgative il rabarbaro può anche causare uno stress all’intestino, in particolare delle persone con problemi all’apparato escretore.
È sconsigliato anche alle donne in gravidanza e a bambini troppo piccolo. In teoria bisognerebbe consumarlo in dosi limitate perché contiene acido ossalico, che può anche corrodere le mucose.
I popoli mongoli utilizzavano il rizoma già 1000 anni prima di Cristo e nei secoli successivi gli europei usavano importare dalla Cina le chips essiccate del rizoma di “radice barbara”.
Il rabarbaro cresce negli orti in compagnia delle fragole ed è meglio raccoglierlo nella primavera e nell’estate del secondo anno di coltivazione. Inoltre è uno degli ortaggi più semplici da coltivare.
Molte sono le varietà del rabarbaro, tra cui le più note sono:
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