La quinoa è una pianta, tipica dei climi subtropicali, appartiene alla famiglia delle Chenopodiaceae, genere Chenopodium, sottospecie Quinoa.
È una parente prossima dello spinacio (Spinacia oleracea) e della rapa rossa (Beta vulgaris).
L’elemento botanico più interessante della quinoa è la sua non diretta appartenenza al mondo dei cereali (graminacee), sebbene la farina che si ricava dai semi macinati contenga quantità di amido paragonabili, ad esempio, al mais.
Proprio per questo motivo, la quinoa presenta caratteristiche dissimile dagli altri cereali, tra le quali l’assenza naturale di glutine, l’alto livello di proteine e la maggiore digeribilità. Ecco perché il suo nome quechua, chisiya mama, sta per “madre di tutti i semi”: è davvero portentosa!
100 grammi di quinoa apportano all’organismo 368 kcal. Un quantitativo sostanzialmente simile a quello di molti cereali, che è però compensato da una maggiore presenza di proteine (circa il 14% del peso), un valore lipidico standard (6,2g/100) e un discreto apporto di carboidrati (64,2g).
I semi contengono buoni livelli di vitamine del gruppo B (soprattutto B3 e B9), A ed E, così come è significativa la presenza di potassio (quasi 0,5 grammi) e di colina (70mg).
Come nella barbabietola da zucchero, anche la quinoa contiene livelli importanti di trimetilglicina, o betaina, un derivato chimico naturale della glicina che è fortemente attivo nella riattivazione dei processi metabolici.
Un regolare consumo di quinoa è associato a numerosi benefici per l’organismo. Innanzitutto, l’essere priva di glutine la rende adatta alle diete ipoglucidiche e al consumo da parte di soggetti celiaci.
Ottima in termini di digeribilità e assorbimento cellulare, è ricca di acido linoleico, che costituisce un formidabile nutrimento per le cellule e un alleato del metabolismo basale. Lisina, arginina e istidina in essa contenuti aiutano il funzionamento del sistema nervoso e lo sviluppo del corpo sin dalla giovane età.
Oltre agli effetti cellulari e metabolici, la quinoa è associata ad effetti antinfiammatori, antiemorragici e curativi di patologie ossee acute.
Salvo che si soffra di allergie o intolleranze specifiche, mangiare la quinoa in maniera regolare (e senza esagerare) non comporta rischi per l’organismo.
È importante consumare i semi che siano trattati per l’eliminazione del naturale contenuto di saponina, una sostanza naturale che la pianta secerne per evitare di essere mangiata da insetti e altri animali; il processo di de-saponificazione è ormai costante produttiva in quasi tutte le varietà di quinoa in commercio.
Non bisogna consumare, infine, le foglie di quinoa, che contengono ossalati.
La quinoa va acquistata, ma ancor prima scelta tra i banchi del supermercato o del proprio rivenditore di fiducia, in base al gusto personale.
Le varietà (come indicato nei paragrafi successivi) sono infatti numerose, e variano per sapore, difficoltà di cottura e altro. In linea di massima è bene acquistare una quinoa da coltivazioni non intensive, preferibilmente biologiche ed ecosostenibili, da agricoltura di sussistenza e conservate in atmosfera protetta, per evitare il deperimento organico del prodotto.
La quinoa non ha, almeno secondo i processi biologici, una vera e propria stagionalità. Più in generale la coltivazione avviene, infatti, con temperature tra i 10 e i 24 °C circa.
Se nei territori andini più alti queste temperature sono registrate più frequentemente, in Italia si può considerare periodo utile per la quinoa quello che va da aprile a giugno e da fine agosto a metà ottobre.
Tra le innumerevoli varietà di quinoa coltivate in tutto il mondo, quelle più facilmente commerciabili sono circa duecento. Le differenze variano per colore, quantità naturale di saponine, dimensione, sapore, ma anche per altitudine e provenienza.
In generale, si possono elaborare due classificazioni di base: quella cromatica (con le varietà bianche, rosse e nere) e quella per saponine (con le varietà dolci, semidolci e amare).
In termini assoluti la varietà bianca dolce (come la Real, diffusissima in Italia) è la più semplice da coltivare e cuocere, poiché richiede poche attenzioni. Le varietà nere richiedono una lunga cottura, ma sono le più benefiche per l’organismo. Le varietà semidolci e amare hanno un sapore poco indicato ai palati delicati.
L’intensità del sapore, infine, è data anche dall’altitudine del territorio di coltivazione: più l’aria è rarefatta, più le caratteristiche organolettiche sono accentuate.
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