Poco conosciuto in Europa, il platano, è in realtà uno dei frutti tropicali più consumati al mondo. Grazie all’alto apporto di amido, rappresenta infatti un valido sostituto come fonte di carboidrati nelle zone geografiche dove non è molto diffuso il consumo di cereali o di pane.
Molto simile alla banana e di forma analoga, sebbene più grande, il platano si può cucinare in diversi modi sia per pietanze salate che dolci. Vediamo insieme in questa breve guida quali sono le caratteristiche principali e i valori nutrizionali di questo frutto semisconosciuto nel mondo occidentale.
Il platano è una specie di banana selezionata del genere Musa, ossia di palme originarie di una zona compresa tra il sud-est asiatico e il Pacifico. Ciò che distingue un platano da una più comune banana è il colore verde della buccia, la polpa soda e compatta, la forma allungata e una consistenza in generale più fibrosa.
Il platano inoltre contiene più amido e meno zucchero rispetto alle banane e per questo motivo la loro consumazione avviene previa cottura. Possono eventualmente essere consumate crude, solo quando la buccia diventa gialla a macchie nere, aspetto che indica l’avvenuta maturazione, che fa sì che l’amido presente nella polpa si tramuti in zucchero e renda quindi il gusto più piacevole e adatto ad essere consumato senza alcuna cottura. In presenza di una colorazione ancora verde, il platano può essere bollito, arrostito, fritto oppure cotto al vapore.
Famose sono le chips di platano, realizzate friggendo sottili rondelle. Il platano può essere anche seccato e macinato per trarne una farina da aggiungere a minestre e zuppe, ideale per preparare una purea o cucinare delle gallette. Tra le pietanze dolci sono famose le rondelle di platano caramellate con burro, zucchero e rum, una ricetta veloce e dal tocco esotico.
In alcuni paesi africani il platano viene utilizzato anche per produrre dei liquori, soprattutto quando il frutto giunge alla sua ultima fase zuccherina di maturazione.
Per quanto riguarda i valori nutrizionali, il platano è composto per la maggior parte di acqua, circa il 65% del peso totale, mentre il 32% è occupato dai carboidrati, prevalentemente presenti sotto forma di amido.
Grazie a questa proprietà il platano viene considerato un elemento basilare dell’alimentazione nelle regioni tropicali, dove viene chiamato “patata dei Caraibi” o “pasta dei Caraibi”, il cui contenuto di amido è in grado di soddisfare l’apporto di carboidrati necessario all’organismo.
Abbastanza contenuto è invece il contenuto di proteine e grassi: si contano infatti 122 kcal per 100 grammi di platano. Tra i minerali troviamo calcio, sodio, ferro, zinco, magnesio, ma soprattutto fosforo e potassio. Si tratta di un cibo altamente vitaminico: si rintracciano soprattutto vitamine del gruppo B, tra cui in particolar modo la vitamina B6 e la vitamina C.
Il platano, come anche altri frutti tropicali, rappresenta un buon reintegratore di energia, adatto per una più rapida ripresa dei convalescenti o per gli sportivi. Le vitamine collaborano per il mantenimento in buona salute di occhi e pelle, interagiscono nella rigenerazione delle cellule della cute e stimolano la produzione di collagene, che ha ruolo primario nella cicatrizzazione.
L’alto contenuto di potassio aiuta il cuore e la regolazione della pressione della circolazione, ma anche la contrazione muscolare. Il fosforo invece contribuisce alla regolazione del metabolismo dei grassi e degli zuccheri. Il platano non contiene glutine, cosa che lo rende un alimento adatto a persone affette da celiachia. Infine, le fibre presenti in percentuale 2,3% sono molto utili per la motilità intestinale e la depurazione dell’intestino.
Le uniche controindicazioni legate al consumo di platano potrebbero essere legate al loro alto apporto di carboidrati complessi e zuccheri semplici, quindi sconsigliato per i diabetici, o quantomeno chi soffre di questa patologia dovrebbe limitarsi a consumarlo molto sporadicamente e in sostituzione ad altre fonti di carboidrati.
In ogni caso, è meglio farsi consigliare dal proprio medico che saprà fornire i consigli giusti per ogni caso specifico.
Nonostante la sua origine sia asiatica, questa palma è molto coltivata in Africa (in particolare l’Uganda risulta essere la maggior produttrice mondiale con più di 10 mila tonnellate annue), ma viene coltivato anche in Sud America e nei Caraibi.
In realtà in Europa non è comunissimo trovarlo, anche se comincia solo negli ultimi anni ad essere disponibile, soprattutto nei supermercati più forniti e nei negozi specializzati in prodotti esotici e etnici.
Di difficile reperibilità nei nostri supermercati sono invece le chips e la farina di platano, che viene usata in Africa nei paesi dei Caraibi per preparare impasti e altri panificati, ma può essere anche aggiunta a birre e vini come sostanza zuccherina per favorirne la fermentazione.
In commercio possiamo trovare essenzialmente tre tipi di platano, tutti riconducibili alla stessa specie di pianta, che produce frutti che possono variare di colore in base al grado di maturazione.
Quello con buccia verde sostanzialmente è il frutto acerbo, che presenta una consistenza interna simile a una patata, compatta e asciutta. Questa tipologia deve essere cotta prima del consumo.
Quello con buccia gialla è quello che inizia ad essere maturo, per diventare rapidamente di colore nero, la cui dolcezza aumenta con l’avanzare della maturazione. Le qualità di platani gialli e neri vengono utilizzati per la preparazione dei dolci, anche da freschi, senza alcuna necessità di cottura.
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