Le more sono il frutto della pianta del Rubusulmifolius, che appartiene alla grande famiglia delle Rosaceae (alle quali afferiscono mele, pere, ciliegie, pesche e non solo).
Frutto di bosco per definizione, poiché si trovano nei rovi che costeggiano le zone alberate, le more sono protette da spini e rami che raggiungono vari metri di lunghezza, mentre lo sviluppo in altezza è più ridotto.
La coltivazione storica delle more ha origine nell’Europa centro-settentrionale, ma nel corso del tempo si è espansa anche nel Maghreb e nell’Asia meridionale, mentre negli altri continenti è più recente e ridotta, in termini quantitativi e di espansione delle zone coltivate.
100 grammi di more apportano all’organismo circa 43 kcal, un valore in media con gli altri frutti di bosco. Molto importante è il contributo che offrono di fibre alimentari (circa il 21% della RDA) e di vitamine C e K, con il 35 e 25% rispettivamente della dose giornaliera raccomandata.
Le more sono anche buone apportatrici di manganese, acido folico e magnesio, mentre è più ridotto l’apporto di calcio e vitamina A.
L’indice glicemico delle more è 25, medio-basso.
I benefici di questi frutti non sono limitati unicamente alla bontà che apportano se consumate da sole o in tante ricette, ma arrivano fino all’organismo.
In particolare, un consumo regolare di more è indicato per mantenere un regolare equilibrio intestinale: il suo effetto antiinfiammatorio, antiossidante e depurativo è particolarmente efficace.
Gli effetti sulla salute non si limitano poi all’intestino: il ridotto apporto calorico, unitamente alla ricchezza di acqua e zuccheri, rendono le more adatte nei regimi ipocalorici e per il consumo dopo l’attività sportiva.
Le more si possono inoltre consumare sotto forma di sciroppi, decotti o infusioni: in questo caso, i loro benefici si estendono agli stati infiammatori dell’apparato respiratorio, alle infiammazioni del cavo orale e alle gengiviti.
Il consumo di more non presenta particolari controindicazioni o effetti collaterali, salvo ovviamente che nei casi conclamati di intolleranze e/o allergie.
Se assunte in quantità eccessive, possono risultare irritanti per l’apparato digerente, ed è dunque importante limitarne il consumo a dosi “normali” (100-150 grammi al massimo), soprattutto se si soffre di colon irritabile, diverticolite, reflusso gastroesofageo o altre patologie a carico dell’apparato digerente.
Per i soggetti con storia di calcolosi, infine, le more andrebbero evitate o consumate in quantità ridotte.
Le more seguono un processo di maturazione che, soprattutto dal punto di vista cromatico, è molto facile da comprendere. Quelle pronte per il consumo, infatti, sono di colore nero intenso, lievemente tendente al blu scuro, mentre se sono rosse (anche in parte) significa che la maturazione non è completata.
Per questo motivo, quando si acquistano le more è importante valutare entro quando andranno consumate: se si acquistano già mature, infatti, dovranno essere mangiate (o trasformate) in 1-2 giorni al massimo, mentre se non ancora del tutto mature potranno essere conservate per 3-4 giorni senza particolari problemi.
Le more migliori hanno una consistenza morbida ma non cedevole, un colore uniforme e un profumo gradevole, con un sapore dolce e lievemente aspro allo stesso tempo.
La mora arriva a piena maturazione nel periodo finale dell’estate, sia quelle coltivate che quelle che crescono spontaneamente sui rovi.
Per questo motivo, i due mesi migliori per il loro consumo sono quelli di agosto e settembre, e in ogni caso dipendentemente dalle condizioni meteorologiche che favoriscono o sfavoriscono la corretta maturazione.
Si possono distinguere due varietà principali di mora: la mora di rovo, dal colore scuro e più diffuse, e la mora di gelso, che è generalmente biancastra (tendente al giallo) ma può essere anche scura, similmente alla mora “classica”.
È possibile trovare in commercio sementi di more senza spine, con resa più o meno alta oppure con periodi di maturazione più brevi. La Rubus Triple Crown, ad esempio, è una varietà a resa ottima, con le piante che resistono meglio agli sbalzi di temperatura.
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