I suoi chicchi sono simbolo di prosperità, e il colore rosso rinfranca dai freddi d’autunno: stiamo parlando del melograno, o Punica granatum, un frutto da sempre associato alla stagione dei colori.
Di origine asiatica – proviene da una larga fetta di territorio che va dall’Iran al Nepal – la melagrana (questo il nome del frutto, melograno è l’albero dal quale si ricava) fu esportata nel Vecchio Continente in epoca fenicia, e successivamente diffuso anche in America sul finire del XVIII secolo.
Oggi le principali zone di coltivazione sono l’Armenia, l’Iran, la Turchia, Israele, oltre al Messico e ad alcuni stati USA come California e Arizona, per via del clima caldo che ne favorisce lo sviluppo.
100 grammi di parte edibile del melograno contengono 83 kcal. Un dato lievemente più alto della media rispetto ai frutti, che tuttavia è compensato da una certa difficoltà al consumo eccessivo per via della forma dei semi.
Dal punto di vista della composizione, i grassi costituiscono poco più dell’1% del peso totale, mentre i carboidrati contribuiscono per quasi il 20% allo stesso, tra fibra alimentare (4g) e zucchero (14g).
A livello vitaminico e di sali minerali, troviamo un buon apporto di vitamina C, potassio e magnesio; minore l’apporto di calcio, magnesio, ferro e vitamina B6; pressoché assente la vitamina A e D.
Sono molti – ma non sempre tutti verificati – i principi salutari che si ascrivono al melograno.
Alcuni di questi, tuttavia, sono corroborati da una effettiva analisi medico-scientifica, come le proprietà astringenti, utili per contrastare episodi emorragici a livello vaginale e intestinale.
Utile per mantenere l’alito profumato e le gengive in salute è l’infuso di fiori di melograno, mentre i semi hanno un lieve effetto diuretico e purificativo. Grazie al contributo vitaminico, inoltre, i melograni aiutano a combattere le allergie e i malanni di stagione, favoriscono il benessere cellulare e sono utili a livello gastrico contro i bruciori.
Il buon contenuto di acido ellagico, secondo alcuni studi, rallenterebbe la distribuzione della proteina tumorale P53, favorendo così l’organismo nell’attività antitumorale sin dai primi stadi della malattia, oltre che come forma di prevenzione.
Nonostante il consumo del melograno sia associato a particolari benefici per la salute, una assunzione irregolare di alcune parti può essere dannosa per la salute.
Soprattutto la corteccia della pianta della melagrana, infatti, se somministrata in maniera incontrollata come principio attivo può causare reazioni gravi che vanno dalla cefalea alle vertigini, fino a problemi respiratori.
Il melograno migliore da portare sulle nostre tavole ha una buccia compatta, priva di spaccature o di punti più scuri, che risulta resistente alla pressione manuale.
La compattezza del frutto, infatti, è sinonimo della sua freschezza. Una volta aperto i chicchi devono risultare di un colore rosso vivo, con una leggera trasparenza, e se spremuti il succo deve uscire senza difficoltà.
Un buon modo per valutare se il melograno è fresco è anche quello di osservare il picciolo, dalla forma che ricorda vagamente una stella: deve essere rivolto verso l’alto e non cedevole al tatto.
Il melograno è un frutto tipicamente autunnale. Lo si può trovare in commercio già entro la fine di settembre, ma il periodo migliore per consumarlo va da ottobre a novembre.
Alcune specie, magari non provenienti dal territorio nazionale, si trovano in vendita anche durante il periodo natalizio.
Ci sono diverse varietà in commercio di melograno, che differiscono per processo produttivo e di coltivazione. Tra queste, possiamo citare:
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