Le melanzane appartengono alla famiglia delle Solanaceae, e sono dirette “parenti” di patate, pomodori, peperoncini e peperoni. A questa specie botanica, tuttavia, afferiscono anche piante e ortaggi non commestibili, se non addirittura velenosi.
È per questo motivo che, inizialmente, veniva chiamata mela insana, proprio perché il suo consumo crudo era considerato pericoloso. La pianta, originaria dell’Asia ma oggi diffusa in tutto il mondo, venne introdotta nel bacino mediterraneo soltanto intorno al VII secolo, in coincidenza con la diffusione della dominazione araba.
In mancanza di un riferimento culturale e linguistico diretto, il suo nome cambiò più volte: fu prima definita petonciana, poi melangiana e infine melanzana.
Nei paesi europei si diffuse una traslitterazione del nome arabo, dando così origine al termine aubergine usato in Francia, mentre nei paesi anglofoni (dove è praticamente assente fino al Cinquecento) viene detta eggplant, poiché la sua forma è simile a quella di un uovo di oca.
100 grammi di melanzane apportano all’organismo circa 25 calorie. Con un quantitativo di acqua superiore al 90% dell’intero peso, infatti, la melanzana risulta essere tra le verdure meno caloriche e a maggior potere saziante.
A livello vitaminico, le melanzane sono buone portatrici di Vitamina C (circa 11mg ogni 100 grammi), mentre sono piuttosto carenti nella B1, B2, B3 e B6. Buono l’apporto di potassio e sodio, mentre il colesterolo è naturalmente assente.
Basso anche l’indice glicemico delle melanzane, che si ferma a 20.
Un consumo regolare di melanzane può avere benefici effetti sull’organismo. Innanzitutto, il contenuto di polifenoli favorisce il controllo dei livelli di colesterolo, ed è generalmente utile per mantenere in salute l’apparato cardiovascolare.
La buccia ha un benefico effetto sul transito intestinale ed è indicata in caso di stitichezza, poiché la non digeribilità aumenta il transito e l’idratazione del colon.
Valida anche l’azione anti-tumorale e anti ossidante della melanzana, che agisce attraverso la chelazione del ferro e l’apporto di acidi essenziali per il corretto funzionamento delle cellule.
Le melanzane, come tutti i prodotti appartenenti alle Solanaceae, contengono una sostanza detta solanina, che l’ortaggio produce naturalmente come difesa anti-fitofaga, e che in quantità consistenti è fortemente tossica per l’organismo umano.
Rispetto alle patate, però, le concentrazioni di solanina nella melanzana sono più basse, e si azzerano del tutto se cotte. Se consumate crude (abitudine questa pressoché assente nella cucina italiana), le melanzane possono dunque risultare tossiche solo dopo averne ingerite oltre 1-1,5 kg.
Un quantitativo ancora più alto, nell’ordine dei 10 chilogrammi, potrebbe risultare letale, ma insorgerebbero ancor prima i sintomi tipici di una indigestione, impedendo così effetti ancor più gravi – o irreversibili – sull’organismo.
Tra gli altri effetti collaterali delle melanzane vi è la presenza di istamina, un componente che fa scattare, nei soggetti predisposti, reazioni di tipo allergico soprattutto di tipo atopico.
Quando si acquistano le melanzane è importante valutare alcuni elementi:
Il criterio di scelta e acquisto è ovviamente generico, e non tiene conto delle varietà di melanzane, come ad esempio quelle tonde o quelle a buccia più chiara.
La melanzana è un ortaggio tipicamente estivo. La sua comparsa sui banchi delle frutterie inizia generalmente a giugno, e prosegue per tutta l’estate, arrivando in alcuni casi anche a ottobre inoltrato.
Il consiglio è quello di acquistare le melanzane fresche in estate e, nel caso, conservarle (magari sott’olio o sottaceto) per la stagione fredda.
Le varietà di melanzane oggi in commercio sono tantissime, variabili per forme, dimensioni e colore. Tra queste, riconosciamo:
In questo senso, le melanzane violette sono quelle dal sapore più dolce e delicato, mentre le nere sono spesso poco spinose e indicate per la frittura, poiché assorbono meno l’olio. Le melanzane viola sono anch’esse tenere e dolci, mentre la bianca è una varietà a basso contenuto di semi, dunque più digeribile.
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