La maggiorana, il cui nome scientifico è Origanum majorana (così come codificato dal botanico Linneo nel 1753) è una pianta perenne, erba aromatica che appartiene alle Lamiaceae.
A questa famiglia di erbe afferiscono anche la salvia e numerose altre specie che vedono un certo interesse in cucina per il loro profumo e le proprietà benefiche per l’organismo.
La presenza della maggiorana nel bacino del Mediterraneo è accertata già in epoca greca: sappiamo che il filosofo Teofrasto, allievo di Aristotele, ne coniò il nome origano unendo due parole che, in italiano, significano delizia della montagna. I latini la ridenominarono amaracus, ovvero che ha odore: è infatti una pianta dall’olezzo decisamente riconoscibile.
In Italia la presenza della maggiorana è praticamente uguale da regione a regione: la si trova maggiormente nelle regioni adriatiche e sulle isole, fino a una quota massima di 2.000 metri, ma con prevalenza nelle zone inferiori ai 1.500 metri. Oltre al nostro paese, è molto diffusa anche in Spagna, nei Balcani, in Ucraina, nell’Anatolia (una regione dell’attuale Turchia) e in tutta l’Africa mediterranea.
100 grammi di maggiorana apportano all’organismo un quantitativo medio di 271 kcal. La ripartizione in macrocategorie è la seguente:
– Proteine: 12,66 grammi (11,4%)
– Carboidrati: 60,56 grammi (di cui zuccheri 4,09 grammi, 66,9%)
– Grassi: 7,04 grammi (21,7%)
Dal punto di vista dei grassi la maggior parte sono polinsaturi (4,4 grammi), mentre quelli monoinsaturi e saturi sono ampiamente inferiori al grammo (rispettivamente 0,94 e 0,53).
Fortissima la presenza di fibra alimentare, con ben 40,3 gramm, mentre sono assenti colesterolo e alcool.
Dal punto di vista delle vitamine troviamo una importante presenza di vitamina A, B6 e C con un quantitativo rispettivamente del 50, 59 e 86% rispetto alla quota giornaliera raccomandata dai medici in una aimentazione standard.
Addirittura contiene il 137% dei folati che andrebbero assunti giornalmente e l’888% di vitamina K, la cui presenza nel corpo regola l’efficace coagulazione del sangue e il contenuto proteinico nelle ossa. Meno ampia, ma pur sempre rilevante è la presenza di vitamina B1, B2 e B3.
La presenza della maggiorana nella dieta quotidiana e nei medicamenti è sicuramente rilevante e, in caso di sua assenza, andrebbe introdotta senza particolari esitazioni.
Nell’industria farmaceutica e cosmetica se ne impiegano le foglie e le infiorescenze, quelle cioè che contengono la maggior quantità di nutrienti.
Data la presenza significativa di vitamina C se ne raccomanda l’assunzione soprattutto nella stagione fredda, quando può aiutare a liberarsi dei fastidiosi malanni influenzali (raffreddore, febbre, mal di gola e via dicendo). Ha infatti proprietà espettoranti, e può essere utilizzata per calmare una forte tosse oppure per liberare le vie respiratorie occluse dal catarro.
Nelle donne se ne raccomanda l’assunzione durante il ciclo mestruale, perché ha un significativo effetto calmante. Parimenti può dirsi per i problemi di stomaco e per l’insonnia: essendo fortemente carminativa se ne raccomanda l’impiego per favorire una distensione nervosa a vari livelli.
Chi soffre di ansia, agitazione o stati nervosi ne può beneficiare riccamente: in questo caso è utile provarne l’olio essenziale, che si ricava per infusione delle foglie di maggiorana, versandone alcune gocce su un fazzoletto e respirandone il piacevole odore.
Secondo alcuni studi la maggiorana aiuterebbe anche a combattere la comparsa dell’herpes, una malattia virale-batterica che compare in alcuni casi sulle labbra o su altre parti sensibili del corpo.
Infine stimola il sistema immunitario, ed è dunque utile non solo per i problemi di stagione come già detto ma in tutti quegli stati che necessitano di un boost di energia a carico del nostro corpo.
L’uso più efficace della maggiorana per catturarne i benefici effetti è come condimento dei cibi: in particolare sprigiona tutti i suoi profumi aggiungendola ai funghi, alle uova e alla carne. Va però cotta pochissimo, meglio ancora se aggiunta a crudo: le temperature eccessive ne fanno deperire le componenti interne, con il rischio di vanificarne l’efficacia.
Il consumo della maggiorana è considerato sostanzialmente sicuro, e qualora aggiunta con moderazione alla nostra alimentazione non ha effetti collaterali o controindicazioni.
A causa dei suoi componenti è però sconsigliato farla mangiare a neonati e bambini piccoli, nei quali l’equilibrio organico è ancora in via di formazione.
La maggiorana è una pianta perenne, come molte del genere Origanum. Per questo motivo non esiste una vera e propria stagione per coltivarla, ma ovviamente alcuni consigli possono essere dati per avere un risultato migliore.
Questa pianta infatti soffre le temperature troppo basse, dunque se si vuole avere a disposizione sempre delle foglie fresche è importante ripararla in inverno, magari lasciando dei vasi dentro casa oppure, se coltivata all’esterno, proteggerla con degli appositi fogli bucherellati che, lasciando passare acqua e umidità, riparano dalle temperature più rigide.
Fiorisce quando il clima è più caldo, e dunque il suo periodo migliore è sicuramente quello tardo-primaverile e durante tutta l’estate, fino al mese di settembre.
La maggiorana è presente in numerose varietà, alcune delle quali meno indicate delle altre per il consumo alimentare. Tra queste la maggiorana comune e la maggiorana dolce sono quelle più diffuse e comunemente utilizzate.
La maggiorana dolce, detta anche bianca, ha una folta peluria che ricopre le foglioline. Il suo sviluppo è ridotto e si coltiva generalmente nel periodo più caldo, poiché ha una scarsa resistenza al gelo.
La maggiorana comune, altrimenti detta nera, ha degli steli più imponenti dalla consistenza quasi legnosa. La si può coltivare con minore rischio poiché resiste facilmente al freddo. Le sue foglie sono verde chiaro, tendente al pallido.
C’è una leggenda sul nome della maggiorana, che come sappiamo può anche essere ricordata come Amaracus majorana, e risalirebbe all’antica Grecia.
Il Re di Cipro aveva a corte il giovane Amaraco, che si occupava di custodire i profumi (ovvero le erbe) del palazzo. Questi, inavvertitamente, ruppe un vaso contenente un’erba preziosa e si suicidò.
Gli dei, commossi dalla dedizione al lavoro, lo trasformarono invece in una pianta, che sarebbe diventata appunto la maggiorana.
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