È uno di quei prodotti dimenticati della Lombardia, la cui sussistenza è affidata solo ad un cospicuo gruppo di produttori che ancora decidono di occuparsene e di commercializzarla presso realtà di vendita di nicchia.
La radice di Soncino devono il loro nome al comune in provincia di Cremona in cui nascono, dove un tempo venivano raccolte nei mesi invernali per poter essere consumate nel periodo più freddo dell’anno. Si trattava infatti di un alimento molto nutriente e adatto a garantire il fabbisogno energetico anche di chi trascorreva le proprie giornate faticando nei campi.
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Le loro caratteristiche e proprietà sono del resto rimaste inalterate e sono ampiamente riconosciute ancora oggi per la loro qualità. Continuano ad essere coltivate in modo tradizionale, senza l’uso di sostanze chimiche o fertilizzanti, e per questo motivo garantiscono genuinità alle ricette per cui vengono adoperate.
Il sapore delle radici di Soncino è amarognolo e fresco al tempo stesso. Una combinazione di sapori che, insieme alla loro particolare consistenza, le rende ideali per la realizzazione di tantissime ricette a cui danno davvero una marcia in più. Soprattutto invernali, quando è il periodo delle radici di Soncino.
Si possono servire tiepide o fredde semplicemente lessate e condite con un filo d’olio extravergine d’oliva, sale e pepe. Se si ha voglia di sperimentare, è possibile anche farle gratinate al forno o accompagnate da condimenti grassi e avvolgenti come una crema di burro, che volendo si può ulteriormente arricchire aggiungendo del curry.
Il passaggio più fastidioso nella preparazione delle ricette con le radici di Soncino è sicuramente la fase di pulizia. Per semplificarla è possibile usare una spugnetta da cucina da buttare dopo l’uso con cui grattare la parte ruvida.
La radice di Soncino è un prodotto che è anche parte integrante del patrimonio di tradizioni locali. La storia di come siano arrivate a Soncino è veramente curiosa e interessante, ed è da ricercare indietro nel tempo, addirittura ai primi anni del Novecento.
È infatti a quel periodo che si fa risalire la diffusione della radice di Soncino grazie al contributo di due famiglie, gli Zuccotti e i Grazioli.
Pare che Francesco Grazioli ne scoprì e se ne fece dare i semi a Genova, tornati al mittente come merce respinta dall’Olanda.
Una volta tornato a casa, li fece seminare e cominciò a chiedersi come consumarle. Inizialmente ne venivano utilizzate solo le foglie, ma pian piano si scoprì che il sapore migliore era custodito proprio nella radice.
A partire da quel momento e raggiungendo il culmine negli anni Sessanta, l’interesse verso quella radice crebbe sempre più, riscuotendo successo anche presso i produttori che volevano farne una fonte di guadagno.
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