Il gazpacho è una zuppa fredda che appartiene alla tradizione gastronomica dell’Andalusia. E’ un piatto contadino ricco di verdure che si gusta accompagnato con crostini, uova, pomodori, cetrioli e cipolle a tocchetti.
Il gazpacho è particolarmente indicato durante i mesi estivi più caldi quando preparare il pranzo e mangiare diventa particolarmente difficile. Può essere anche semplicemente bevuto da un bicchiere, come se fosse un frullato dissetante ed energizzante.
Le origini del gazpacho sono antiche e anche un po’ oscure. Infatti nei secoli passati in Spagna non era insolito bere per dissetarsi acqua e vino mescolati con un goccio d’olio e un pizzico di sale. Già, perché pomodori e peperoni sono ingredienti giunti in Europa solo a partire dal XVI secolo, dopo la scoperta dell’America.
Solo da questo momento in poi gli ingredienti chiave del gazpacho potevano essere disponibili per realizzare questa ricetta tradizionale. Dunque, secondo la cucina spagnola, la vera ricetta del gazpacho originale prevede come ingredienti un chilo di pomodori, un peperone verde, un cetriolo e mezza cipolla, oltre a sale, olio extravergine di oliva, 1 o 2 cucchiai di aceto di vino e, a piacere, un pizzico di cumino.
Ma il segreto della sua consistenza cremosa sta in un ingrediente inaspettato, simbolo dell’origine povera di questa ricetta: il pane raffermo, che bagnato in acqua rende il composto ben amalgamato e pastoso. Tutti questi ingredienti vanno frullati insieme e lasciati riposare in frigorifero almeno un paio d’ore prima di servire.
Gli spagnoli consumano il gazpacho in una ciotola di terracotta, accompagnandolo con crostini di pane, come una vera e propria zuppa, coronata da un filo d’olio e guarnito da un trito di cipolla cruda e una foglia di prezzemolo.
Tradizionalmente gli spagnoli accompagnano il gazpacho con le uova sode e il prosciutto, ma l’accostamento di sapori dipende dalle varianti degli ingredienti. Nonna ha preferito accompagnarlo solo con verdure e crostini di pane.
Esistono molte versioni di gazpacho, in base al variare delle verdure usate, delle spezie o delle erbe aromatiche aggiunte; comunque, per la ricetta originale il colore può variare leggermente tra sfumature arancio-rossastre, altrimenti il gazpacho prenderà il colore dell’ingrediente principale.
Tagliate la mollica del pane a cubi e ponetela in una ciotola. Bagnate con un bicchiere d’acqua e unite anche l’aceto. Lasciate gonfiare e ammorbidire la mollica. Tenete da parte la crosta del pane.
Tagliate i pomodori a spicchi e privateli dei semi.
Pelate e affettate i cetrioli a rondelle e la cipolla a dadini.
Proseguite tagliando i peperoni a listarelle dopo averli privati di filamenti bianchi e semi.
Trasferite le verdure appena tagliate e l’aglio in una ciotola e frullatele con il mixer ad immersione con mezzo bicchiere d’acqua. Se necessario aggiungete altra acqua per rendere il tutto più fluido.
Passate al setaccio la purea, aiutandovi con un cucchiaio, facendola ricadere dentro una ciotola.
Aggiungete la mollica del pane ben strizzata dall’acqua e aceto.
Frullate nuovamente. Aggiungete un cucchiaino da caffè di sale e frullate ancora. Regolate anche il quantitativo di aceto del gazpacho in base ai vostri gusti.
Condite con due cucchiai d’olio, mescolate bene, coprite il gazpacho e riponetelo in frigo per un paio d’ore o tutta la notte.
Preparate l’accompagnamento del gazpacho. Tagliate la crosta del pane a dadini e tostatela, tagliate a dadini le uova, il cetriolo, i pomodori e la cipolla. Servite il gazpacho ben freddo con questo accompagnamento.
A volte può capitare di comprare un cetriolo un po’ amaro, soprattutto nella zona del picciolo, assicuratevi prima di frullarlo che abbia un buon sapore, perché potrebbe rovinare l’intera zuppa.
Se siete amanti del gazpacho e curiosi di assaggiare altre zuppe della regione dell’Andalusia, allora dovete assolutamente provare il salmorejo, una zuppa fredda originaria della zona di Cordova, che si prepara con pomodoro, aglio e pezzi di pane duro, frullati con l’aggiunta di olio extravergine di oliva, aceto e sale.
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