Il fico è il frutto di un albero tipico dei climi subtropicali, il Ficus carica, originario dell’Asia Minore ma diffuso in tutto il bacino del Mediterraneo. Si tratta di una pianta che appartiene alla famiglia delle Moraceae, del genere Ficus, molto longeva e resistente, che ben si adatta a terreni brulli e aridi, per quanto li preferisca sciolti e ben drenati.
Sebbene sia presente in diverse zone del pianeta e in numerose varietà, non tutte le sue tipiche infruttescenze risultano dolci e commestibili. La pianta maschio, infatti, produce dei frutti nell’aspetto del tutto simili ai fichi, ma privi di semi e di zuccheri, e non commestibili.
Le origini del fico vanno ricercate nei territori dell’Asia Minore un tempo occupati dalla Caria, prima dell’avvento della civiltà greca, dove ebbe presumibilmente inizio la sua coltivazione. Da qui, la coltura del fico si diffuse in Egitto ed in Palestina prima, e in tutto il bacino del Mediterraneo poi. Con la scoperta dell’America, nel XVI secolo, il frutto fu esportato nel nuovo continente, quindi in Sud Africa e in Estremo Oriente, per raggiungere l’Australia solo nei primi anni dell’Ottocento.
L’albero del fico si presenta piuttosto tozzo e ramificato, spesso nodoso e contorto, soprattutto se è un esemplare anziano, e raggiunge un’altezza massima di dieci metri, sebbene la maggioranza delle varietà note non superi i sei metri. Le foglie sono grandi, larghe e caduche, generalmente a cinque lobi e di un colore verde scuro, mentre la corteccia, rugosa e grigia, se incisa, lascia fuoriuscire una linfa dall’aspetto lattiginoso e denso.
I frutti del fico, da un punto di vista scientifico, sono in realtà delle infruttescenze (cioè un insieme di frutti che derivano da una infiorescenza, come la mora, l’ananas e la spiga del grano) dalla forma di pera e la consistenza carnosa e zuccherina.
In botanica il fico si divide in due forme: il maschio che produce il polline ma non i frutti edibili, e la femmina che, al contrario, produce frutti commestibili e dotati di semi. Una particolare varietà di vespa, la Blastophaga psenes, che trova nell’albero la propria dimora ideale, si occupa dell’impollinazione, permettendo alla pianta femmina di produrre i frutti e, di conseguenza, alla specie di continuare a riprodursi.
Nella realtà dei fatti, l’uomo ha selezionato le varietà di fico prediligendo quelle partenocarpiche, cioè in grado di fornire frutti maturi e buoni da mangiare anche in assenza di fecondazione. In questo modo, le piante danno frutti anche vegetando in regioni geografiche le cui condizioni climatiche, come il freddo rigido invernale, non consentono la sopravvivenza dell’insetto impollinatore.
I frutti del fico vengono generalmente suddivisi in tre grosse categorie:
Quasi nessuna varietà riesce a fruttificare tre volte, limitandosi a due. Alcune cultivar, invece, più rare, producono esclusivamente fioroni.
Il fico può essere consumato fresco tra maggio e settembre, secco nel resto dell’anno. Occorre però prestare più attenzione all’apporto calorico del frutto secco, poiché questo, privato dell’acqua di vegetazione, presenta concentrazioni di zuccheri più elevate.
I fichi secchi apportano all’organismo ben 250 calorie per etto, a fronte delle 50 di quelli freschi.
I fichi sono ricchissimi di fibre vegetali, caratteristica che li accomuna a kiwi, prugne e pere, rendendoli un frutto ideale per chi ha problemi di stipsi, poiché ottimi lassativi naturali. Gli zuccheri semplici che contengono, rendono i fichi un buon energizzante pronto all’uso, in sostituzione di dolciumi e caffè, rispetto ai quali apportano maggiori benefici.
Le discrete quantità di calcio, soprattutto in caso di consumo continuativo e prolungato, sono determinanti nello sviluppo delle ossa e dei denti, motivo per il quale le donne in gravidanza dovrebbero mangiare fichi tutti i giorni. I polifenoli, dal canto loro, contribuiscono a prevenire l’invecchiamento cellulare e inibiscono lo sviluppo di cellule tumorali.
Le basse quantità di sodio dei fichi, abbinate ad elevati contenuti di magnesio, potassio e calcio, aiutano a tenere sotto controllo ipertensione e problemi cardiaci. Magnesio e potassio, inoltre, aiutano a controllare la glicemia ed i suoi eventuali, repentini innalzamenti, nonostante l’alto contenuto di zuccheri.
Le virtù antinfiammatorie di questo frutto ne consentono anche un uso esterno. Applicando la polpa del fico direttamente sulla pelle, infatti, è possibile coadiuvare il trattamento dell’acne. I prebiotici che si trovano nel frutto fresco aiutano la flora batterica a tenersi viva e florida, a tutto vantaggio della digestione e della regolarità intestinale.
Freschi e maturi al punto giusto sono deliziosi. Si possono sbucciare delicatamente partendo dal picciolo, e sfilando la buccia tirandola verso il basso (come una banana) oppure tagliare il frutto in due metà e scavare la polpa con un coltellino affilato. La buccia del fico è commestibile, ragion per cui, se piace, il frutto può essere mangiato intero.
Una valida alternativa è rappresentata dai fichi secchi (generalmente si lasciano essiccare al sole) oppure dalla marmellata, dolce e golosa, da utilizzare per farcire pane o dolciumi per una prima colazione energetica. Un abbinamento tanto stravagante quanto saporito vede i fichi accompagnati da pezzetti di formaggio, stagionato e sapido, o da altri tipi di latticini, come panna e mascarpone, o gorgonzola.
Il formaggio deve essere inserito nella buccia del fico tagliata a croce e leggermente aperta, dopodiché il tutto va messo a cuocere in forno a 200 gradi per una decina di minuti. Il risultato, sorprendente e squisito, è garantito.
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