Il daikon, un particolare ortaggio che proviene dall’Asia orientale, simile nel suo aspetto a una grossa carota bianca, sta iniziando a entrare sempre più anche nei nostri mercati europei.
Dal gusto fresco e leggermente piccante, come quello di un ravanello, può essere consumato sia crudo che cotto e si distingue per le sue ottime proprietà nutrizionali.
Ma come si cucina e per cosa in particolare è indicato? In questa breve guida alimentare daremo una panoramica generale sul daikon, con alcuni consigli di cucina, notizie utili sulle caratteristiche generali e le virtù benefiche di questa insolita verdura.
Sebbene assomigli più a una carota, il daikon fa parte in realtà della famiglia dei ravanelli. Il suo nome botanico è infatti Raphanus Sativus Longipinnatus e, come i ravanelli e tutte le Brassicacee in generale, ha foglie simili a quelle delle rape, che possono essere anch’esse consumate ma solo cotte.
Il sapore del daikon è abbastanza simile a quello del ravanello. La parte della radice più vicino alle foglie è più dolce e molto apprezzata in insalate e crudité, oppure fatta alla julienne o a scaglie, condita con olio extravergine d’oliva e magari qualche goccia di shoyu.
La parte più bassa della radice, invece, possiede una nota leggermente più piccante e intensa, per cui di solito si preferisce tagliarla a cubetti o cubetti e cuocerla al vapore, oppure fare la spadellata da sola o con altri ingredienti.
Il daikon è un ottimo contorno di verdura che si sposa benissimo sia con il pesce che con la carne, ideale da aggiungere in zuppe e minestre o per arricchire insalate di riso, cereali in genere e legumi.
Per quanto riguarda il profilo nutrizionale del daikon, si tratta di un prodotto particolarmente indicato per le diete ipocaloriche, apporta solamente tra le 15 e le 18 kcal per ogni 100 g di prodotto, ciò è dovuto al fatto che il suo peso è composto principalmente da acqua e fibre.
Il suo contenuto di lipidi si attesta sui 0,1 g, ma non solo, infatti il daikon è in grado anche di bruciare i grassi, soprattutto se consumato fresco o essiccato. La percentuale di carboidrati è dello 2,5%, mentre il contenuto proteico è abbastanza povero (0,6 g), ma in compenso si tratta di un alimento altamente vitaminico, specialmente per quanto riguarda le vitamine del gruppo C e B.
Inoltre è ricco di sali minerali, in particolar modo di potassio, ma anche di calcio, fosforo, ferro, magnesio.
Dopo aver letto il suo profilo nutrizionale, è facile rendersi conto del fatto che il daikon non può che essere un ortaggio dalle grandi virtù benefiche.
Grazie alla presenza concentrata di fibre, si presenta come un alimento drenante e purificante del tratto intestinale, consigliato anche per chi soffre di ritenzione idrica e cellulite. I suoi effetti benefici si possono riscontrare anche a livello urinario, infatti il daikon è anche un diuretico naturale, disintossicante e antigonfiore.
In Giappone viene anche assunto come mucolitico contro tosse e raffreddore. È stato inoltre riscontrato che il consumo della radice di daikon, specie nella sua versione essiccata, apporta un grande beneficio soprattutto a fegato e cuore, grazie alla sua azione brucia-grassi, in grado di smaltire son solo i grassi superficiali, legati all’epidermide, ma anche quelli profondi, interni al nostro corpo.
Trovare la radice di daikon essiccata non è proprio la cosa più facile, però si può provare nei negozi specializzati in alimenti naturali macrobiotici, oppure in erboristeria. Per consumarla bisogna metterla in ammollo in acqua per ammorbidirla e poi si può mangiare sia cotta che cruda.
Infine il daikon è considerato anche un potente antiossidante perché, grazie alla presenza di un enzima che si chiama mirosinasi, può agire positivamente sull’invecchiamento delle cellule. Controindicazioni? Per il daikon non sono mai stati registrati effetti negativi di nessun genere.
Si tratta dunque di un ortaggio che, a tutti gli effetti, è un toccasana con diversi effetti benefici a seconda che sia consumato crudo, cotto oppure essiccato. Non c’è quindi da preoccuparsi!
Essendo il mercato del daikon ormai internazionalizzato, la sua stagionalità è di fatto molto variabile, perché dipende dal luogo da cui proviene. Il Giappone e il Sud Est Asiatico rimangono i principali produttori ma, mentre la varietà giapponese è leggermente più delicata, quelle cinesi e indiane si sono dimostrate più resistenti alle temperature elevate.
Comunque oggi il daikon non è più una specialità prettamente asiatica, perché la sua coltivazione, seppur ancora timidamente, si sta diffondendo anche in Europa. Viene prodotto nel sud dell’Inghilterra e in Olanda con buoni risultati e raccolto intorno alla metà dell’estate.
Anche in Italia viene coltivato con successo accanto agli ortaggi più tradizionali, con la possibilità di anticipare la semina a febbraio per raccogliere i primi daikon maturi in giugno.
Nel mondo esistono numerose varietà di daikon, ma diciamo che quella a cui ci riferiamo per eccellenza è quella giapponese, detta aokubi daikon, che nelle fattezze è molto simile a una grossa carota di colore bianco.
Ma esiste un numero considerevole di varietà minori di daikon, che magari sono considerate meno pregiate, perché non sono del tutto bianche, come il daikon tipico di Cina, Vietnam e Corea, che ha dimensioni ridotte ed è caratterizzato da una sfumatura verde chiaro vicino alle foglie, nella parte superiore della radice, dal sapore associabile a quello del daikon giapponese.
Il termine daikon è una parola giapponese che significa letteralmente “grossa radice“. Le sue dimensioni, infatti, sono di molto superiori a quelle di una carota: in lunghezza può misurare fino a 35 cm e il suo diametro può arrivare a 8-10 centimetri.
In italiano viene chiamato anche con i nomi di Carota Bianca, Ravanello invernale o Ravanello cinese. Mentre in Cina si indica con il termine luòbo, nel resto dell’Asia è invece comunemente noto con il nome di mooli, termine di lingua Hindi, che si è diffuso anche in tutto il Regno Unito.
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