Poco tempo fa TasteAtlas ha stilato la lista dei 100 dessert più buoni d’Italia. È un’autorità molto conosciuta all’estero, e un po’ meno da noi, e fra le varie cose ci sono i Gueffus, i sospiri sardi. Sono dei dolcetti buonissimi, ma sconosciuti anche in terra nostrana: andiamo a scoprire (o meglio, scartare) queste delizie.
Il motto di TasteAtlas è local food around the world. Non c’è dubbio: una lista di dessert top 100 con alti e bassi con la quale molte persone concordano e ancora più persone sono in disaccordo. Piazzano la sacrosanta pastiera sotto alla torta paradiso, che a sua volta sta sotto l’affogato…o addirittura la granita.
De gustibus non est disputandum, seppure la lista contiene molte delizie come il Montebianco o il salame di cioccolato. Fra le prime 30 posizioni (e nello specifico nella 28esima) ci sono i sospiri sardi, localmente noti come Gueffus.
È uno di quei dolci che, a livello di ingredienti, si posiziona come uno dei più semplici che fanno della buona materia prima il proprio stile di vita: spesso si associano le mandorle coi dolci di alta classe. Per i Gueffus, però, non è così.
Il dolce degli innamorati lo conoscete? Molto conosciuto a Ozieri, un comune in provincia di Sassari, dove i Gueffus, Guelfos o anche Sospiri si scartano come caramelle perché l’amore fa sospirare. Un dolce davvero poco conosciuto fuori da lì ma molto orgoglioso, come tutti i sardi. Un PAT, un Prodotto Agroalimentare Tradizionale tutto sardo.
Oltre ai vari modi di riferirsi a questo dolce, come è tipico di zone relativamente piccole, i sospiri cambiano: in alcune zone li si preparano con marmellata di albicocche, per aggiungere complessità. Ma come i migliori prodotti della cucina sarda i sospiri si preparano per ricorrenze importanti, come quando si arriva finalmente ad un fidanzamento, a un matrimonio, una promozione et alii.
I Gueffus, o meglio i sospiri sardi, si chiamano così per la dominazione spagnola. Dovremmo pensare a quella, ossia il periodo in cui lo zucchero divenne di uso comune. C’è qualche similarità coi suspiros ma quelle son meringhe, che nulla accomunano con… delle palline di mandorle. C’è chi dice huevos (uova) ma lì giusto un po’ la forma.
Un’ultima ipotesi lega i sospiri sardi ai tagli di forbice che si fanno sulla carta colorata (la carta velina) che li incarta, facendo delle frangette esterne che ricordano un po’ le torri dei castelli ghibellini.
Quello che da TasteAtlas tempo fa era in quarta posizione (ed ora 28esima) pare una caramella normale, ma è tutt’altro. L’ingrediente principale dei sospiri sardi sono mandorle tritate, zucchero e limone. Si preparano a mano per poi amalgamare e cuocerle, in modo regolare o con una impastatrice, e quando l’impasto si raffredda ci si fanno delle pallette che vanno zuccherate e incaramellate in carta colorata.
La particolarità è che servono mandorle sarde, che derivano dal mandorlo sardo, che gli dona un gusto particolare. Difficilmente lo troverete, ma se siete curiosi, il Mandorlo di Arrubia lo trovate qui.
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