Conosciuto nel mondo sotto denominazioni diverse, come girasole del Canada, rapa tedesca o carciofo di Gerusalemme, il topinambur è il tubero di una pianta erbacea perenne utilizzata come ortaggio, alla stregua di una patata.
Le proprietà del topinambur, a cominciare dalla sua alta digeribilità, dal basso valore glicemico e dai contenuti elevati di fibre vegetali e potassio, ne fanno un alimento adatto a diabetici e a coloro che stiano affrontando una dieta ipocalorica e, inoltre, ne hanno determinato l’inserimento a pieno titolo nell’elenco dei “tuberi della salute“, accanto a patate dolci, taro e manioca.
Il nome scientifico del topinambur, Helianthus, che deriva dall’unione di due termini greci indicanti il sole ed il fiore, accomuna questa pianta al girasole, poiché di fatto richiama la medesima caratteristica di alcune specie di Helianthus di ruotare il fiore affinché sia rivolto sempre verso il sole.
La pianta, che grazie ai suoi fiori vivaci tende a tingere di giallo i campi incolti, raggiunge anche i 3 metri di altezza, presenta delle foglie che, nella parte bassa del fusto appaiono a disposizione alterna e di forma ovata, mentre nella parte superiore diventano opposte e particolarmente oblunghe, con i margini dentellati.
I fiori appaiono come grosse margherite gialle e compaiono alla fine dell’estate, precisamente tra agosto e ottobre. Una volta sfiorita, la pianta secca e ogni parte aerea sparisce del tutto, sebbene il tubero, sotto terra, resti vivo e pronto ad emmettere i nuovi getti con l’arrivo della primavera.
Proprio il tubero, la grossa radice che garantisce la sopravvivenza della pianta, costituisce la parte edibile del vegetale, con la sua tipica forma che ricorda una patata e il sapore che rimanda a quello del carciofo.
Originario del Nord America, il topinambur raggiunge l’Europa dopo la cosiddetta “scoperta” di Cristoforo Colombo. Il nome con cui oggi lo conosciamo, gli fu affibbiato dai francesi, per analogia ad una tribù di indigeni americani che in pieno Seicento girovagava in Francia, esibendosi nelle proprie danze tribali.
L’accostamento operato dai cugini d’oltralpe non fu particolarmente fortunato, poiché il tubero acquisì la triste fama di essere cibo per uomini volgari e selvaggi.
L’arrivo in Europa della patata, pochi decenni dopo, segnò il definitivo declino del topinambur, che divenne cibo selvatico destinato al bestiame almeno fino ai conflitti del Novecento, quando le condizioni di povertà e di indigenza generate dalle guerre mondiali persuasero gli europei a riscoprire il topinambur.
Superati i decennio bui della prima metà del secolo scorso, il topinambur è riuscito, anche grazie alla sua tipica rusticità, ad affacciarsi al terzo millennio, dove è stato riscoperto come alimento dai provati benefici e dalle ottime proprietà nutritive, tanto da avere la sua meritata riscossa ed essere addirittura servito nei ristoranti gourmet.
Il tubero del topinambur, come altri alimenti vegetali, non contiene colesterolo ed è ricco di fibre vegetali, nella quantità di ben 2,7 grammi per etto. Il consumo crudo di questo alimento consente di sfruttarne al meglio le caratteristiche nutrizionali, che non rischiano di depauperarsi a causa della cottura e delle conseguenti alte temperature.
La radice, consumata cruda, consente di incamerare preziosi sali minerali e vitamine utili, come potassio, magnesio, calcio, sodio, ferro e Vitamine A e C. Lo scarso apporto calorico del tubero, pari a circa 73 calorie per etto, nonché l’indice glicemico molto basso (ben inferiore a quello delle patate), rendono questo ortaggio ideale nelle diete di soggetti diabetici e di coloro che seguono un regime alimentare ipocalorico e dimagrante.
Il notevole contenuto di fibre, inoltre, agevola il transito intestinale, trasformando il topinambur in un toccasana per i soggetti affetti da stipsi. Le vitamine A e C costituiscono dei validi antiossidanti in grado di contrastare efficacemente i radicali liberi, infiammazioni e attacchi da parte dei virus influenzali.
Anche i folati contenuti nel topinambur ne consigliano una consistente assunzione alle donne in gravidanza, poiché è nota l’utilità dell’acido folico nello sviluppo di un feto sano ed esente da eventuali malformazioni congenite.
Tantissime proprietà e controindicazioni zero: ecco perché cucinare topinambur con le ricette preferite di Nonna.
Il topinambur si presta a tutte le tipologie di cottura. Bollito, fritto, al forno, a vapore o ripassato in padella, questo tubero non delude mai, ma è piuttosto in grado di adattarsi ai diversi piatti e offrire eccezionali alternative nel menù quotidiano.
Tagliato a fettine da crudo e condito con un pizzico di sale e un filo d’olio extravergine d’oliva, come anticipato, costituisce il top in termini di valori nutrizionali. Tra i metodi per cucinare topinambur è squisito il soffritto in padella, con olio EVO e un battuto di cipolla, diventando un contorno perfetto per un secondo piatto di carne o di pesce.
Gratinato in forno, con besciamella, pangrattato e parmigiano, il topinambur diventa un piatto raffinato e sostanzioso e può essere utilizzato per preparare il delizioso ripieno (adeguatamente soffritto con cipolla e formaggio, di saporite torte rustiche.
Il risotto al topinambur è ormai un classico della cucina internazionale, sebbene anche la vellutata, ottenuta da questo tubero dal vago sapore di carciofo, sia un’alternativa da provare.
Tra gli abbinamenti ideali, occorre inserire gli alimenti dalla medesima consistenza, come patate e carciofi, con i quali il topinambur si coniuga alla perfezione, ma anche il sapore delicato e dolce di funghi e zucca lega benissimo a quello del tubero americano.
Timo e senape sono rispettivamente l’erba aromatica e la spezia che meglio si adattano al gusto del tubero in esame, mentre anacardi, nocciole, mandorle e noci sono in grado di esaltare al meglio il sapore delicato del topinambur.
Considerato, infine, che il topinambur è, a tutti gli effetti, un carboidrato, non c’è migliore abbinamento che non contempli alimenti proteici e verdure.
La Videoricetta Top