In pochi conoscono già l’amaranto, un “non cereale” proveniente dal Centro America che, grazie alle sue proprietà nutrizionali, si sta facendo sempre più strada nelle diete.
Aiuta certamente la sua versatilità, ma anche la possibilità di sostituire – nelle diete vegane – tutte le proteine di origine animale e, infine, il ridotto contenuto di calorie, che lo rende tre volte più “light” rispetto alle controparti come farro, orzo e riso.
Sono moltissime le ricette con questo ingrediente così interessante, e stavolta andremo a scoprire come cucinare l’amaranto.
La cottura dell’amaranto è piuttosto lunga, ma non particolarmente complessa. Somiglia molto, infatti, a quella del riso.
Il metodo tradizionale è la lessatura, che va fatta in acqua bollente, senza l’aggiunta di sale. Per una tazza di amaranto bisogna aggiungere circa 3 tazze di acqua. Una volta bollente, si getta l’amaranto (precedentemente sciacquato bene sotto l’acqua corrente) nell’acqua e si lascia cuocere per circa 40 minuti. Se si usa la pentola a pressione, invece, il tempo va dimezzato, e saranno dunque sufficienti 20 minuti di cottura.
Una volta trascorso il periodo di cottura, l’amaranto va lasciato ancora nella pentola per 10-15 minuti circa, in modo che assorba l’acqua rimanente e si gonfi, similmente a quanto accade per il cous cous.
Una volta pronto, si potrà consumare in molti modi diversi: in insalata, saltato in padella oppure come ingrediente principale di una gustosa zuppa.
La zuppa di amaranto è una ricetta facile e veloce da preparare. Invece dell’acqua, i semi andranno cotti nel brodo vegetale (che potrete fare in casa o acquistare già pronto) per circa 30 minuti.
In una padella a parte, invece, si lasciano saltare delle verdure a piacere (ottimo con zucchine, peperoni, melanzane e patate) e, una volta cotte e passate, si amalgama il tutto e si serve con una spolverata di paprika piccante e un filo di olio extravergine d’oliva.
Un’idea altrettanto gustosa per portare in tavola l’amaranto è quello di tostarlo in padella, dopo averlo lessato e risciacquato, poiché in cottura tende a rilasciare una sostanza leggermente gelatinosa.
Lo si può preparare in pochi e semplici passaggi: una volta risciacquato, si versa in una padella nella quale sarà stato fatto imbiondire uno spicchio d’aglio con dell’olio (ma anche la cipolla va benissimo), e si fa saltare per qualche minuto.
A questo punto può essere condito come si preferisce: con un misto di verdure, con pomodorini freschi, mozzarella e basilico oppure con olive e capperi, in una variante molto simile (ma decisamente più proteica) del cous cous.
L’amaranto è particolarmente diffuso in Messico, dove tra le tante preparazioni c’è il cosiddetto “dulce de alegria”, il dolce dell’allegria.
Lo si prepara con l’amaranto soffiato (una procedura che prevede risciacquo, cottura in acqua bollente, cottura al forno e frittura in successione), miele, frutta secca e semi, e viene consumato sia a colazione che durante tutto l’arco della giornata.
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