Come coltivare i peperoni

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Protagonisti della famiglia botanica delle Solanaceae insieme ai peperoncini, loro stretti parenti, i peperoni sono un ortaggio tipicamente estivo, che porta in tavola sapore e colore, oltre a tanti benefici per la salute.

Coltivare i peperoni nel proprio orto e giardino non è una “mission impossible“, ma presuppone una conoscenza minima del terreno dove si decide di tentare questo “esperimento” e, soprattutto, richiede una certa cura delle piante affinché diano i risultati sperati.

In questa guida andremo dunque a snocciolare tutti i segreti e le curiosità su come coltivare i peperoni con successo, in pochi e semplici passaggi.

Coltivare i peperoni: la scelta del terreno

Il peperone, come tutte le solanaceae, predilige un terreno lievemente acido ma tendente verso un pH neutro, dunque compreso tra 5,5 e 7.

Deve inoltre essere un terreno a forte componente organica (letame o concime organico in pellet), al fine di trasmettere alle piante il nutrimento necessario, e con un efficace drenaggio, che presuppone dunque uno scolo nel terreno di circa 40 o 50 centimetri.

Nel luogo in cui si decidono di coltivare i peperoni l’esposizione solare deve essere buona ma non eccessiva, con periodi di ombra o penombra soprattutto durante le ore più calde, al fine di evitare di bruciare la pianta e i suoi frutti. È da prediligere, dunque, un’esposizione a sud-est, che rende i peperoni esposti alla luce delle prime ore del giorno, non troppo forte.

Coltivare i peperoni: la semina

La semina dei peperoni è stagionale, e segue un ritmo termico molto intenso. Per questo motivo è importante che la germogliatura avvenga in climi riscaldati (magari in serra), con temperature intorno ai 25 gradi. Ecco perché, almeno all’aperto, la semina andrebbe fatta solo a maggio inoltrato.

Coltivare i peperoni: la crescita delle piante

La pianta di peperoni deve sostenere il peso dei frutti che, a piena maturazione, diventa abbastanza consistente. Ecco perché può essere una buona idea quella di prevedere dei tutori o delle reti che supportino la crescita dei ramoscelli.

Al fine di ottenere dei frutti di buon calibro, è importante inoltre procedere a una regolare potatura, che elimini i peperoni più piccoli e i rami infruttiferi e sposti il nutrimento su meno frutti, ma più forti.

L’acqua non deve mai mancare alla pianta di peperoni, e l’irrigazione diventa via via più abbondante con lo sviluppo delle ramificazioni. Si può dunque immaginare un quantitativo che cresce progressivamente, mentre per il periodo utile nella giornata all’irrigazione sono assolutamente da preferire le prime ore del mattino, in modo da non creare squilibri termici.

Coltivare i peperoni: raccolta

La piena maturazione dei peperoni viene raggiunta in un periodo variabile tra i 60 e i 100 giorni, che si contano dall’allegagione del frutto.

Ovviamente la raccolta dipende dal fattore di crescita e di colore che si vuole dare al peperone, ma che non inficia la qualità organolettica nel suo complesso: se nel peperone verde (meno maturo) la quantità di licopene è minore, in quello rosso il quantitativo è maggiore.

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Coltivare i peperoni: attenzione a malattie e parassiti

Al fine di preservare la pianta e i suoi frutti, i peperoni vanno protetti dai potenziali agenti patogeni esterni, che si manifestano sia sotto forma di malattie della pianta che di parassiti, che possono danneggiarla irrimediabilmente.

Tra le malattie più conosciute delle piante di peperoni troviamo la peronospora, che porta a una rapidissima perdita di nutrimento della pianta, fino alla sua completa essiccazione. La si può combattere evitando ristagni idrici e con una rotazione del coltivato annuale tra Solanaceae e non Solanaceae (oltre ai peperoni anche pomodori, patate e melanzane).

Se il Verticillium e il Fusarium sono contrastabili alla stessa maniera della peronospera, l’alternaria e l’oidio sono invece affrontabili utilizzando elementi naturali come rame e zolfo, che vanno adeguatamente affiancati alle strutture apicali della pianta.

Lo zolfo è utile anche per combattere il ragnetto rosso, mentre alcuni altri parassiti possono essere affrontati introducendo nell’ecosistema di coltivazione degli insetti antagonisti (come il bacillusthuringiensis con la piralide).


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