Per tutti i novelli agricoltori che vogliono sapere come coltivare gli asparagi, questa guida potrà essere d’aiuto per intraprendere un’avventura che, con un po’ di tempo e tanta forza di volontà, regalerà grandi soddisfazioni.
Sono due i metodi per coltivare gli asparagi: la coltivazione con i semi e quella con le “zampe”, diversi per la materia prima e per i mezzi. In entrambi i casi, però, la coltivazione degli asparagi richiede tempo e pazienza, che restituiranno in cambio grandi risultati.
La coltivazione degli asparagi non può prescindere dalla scelta di un terreno adatto, preferibilmente dalla ampia capacità drenante e dunque povero in argilla e ricco in sabbia; per favorire la capacità di drenaggio è utile scavare dei canali di scolo tra un filare e l’altro.
Il terreno deve essere piuttosto largo, poiché la distanza utile tra i filari è ampia, e deve essere inoltre compostato efficacemente, in modo da sostenere una coltivazione, come quella degli asparagi, che dura molti anni.
L’esposizione climatica deve prevedere un riparo dalle correnti eccessive e mantenere un clima mediamente mite, senza sbalzi di temperatura, ma con un buon soleggiamento.
La semina degli asparagi può essere effettuata sia con i semi, che con le zampe. Le zampe, che si acquistano in vivaio, sono generalmente più costose, ma riducono i tempi di coltivazione e facilitano il raggiungimento del risultato finale.
Le zampe possono essere messe a terra già dal mese di febbraio e fino ad aprile inoltrato, mentre i semi vanno posati solo a fine primavera o inizio estate, ovvero nel mese di giugno.
È importante lasciare spazio tra le coltivazioni: 35 centimetri in media tra una pianta e l’altra (o tra i semi) e almeno un metro tra un filare e l’altro, poiché la crescita dell’asparago occupa molto spazio.
Sia con i semi che con le zampe (ovvero i rizomi dell’asparago) bisogna dapprima concimare il terreno con letame o compost, ricoprirlo di terra, inserire il seme e coprirlo nuovamente, prevedendo dei piccoli rialzi e bagnando il seminato abbondantemente.
La coltivazione degli asparagi richiede tempo e pazienza, e i primi raccolti abbondanti si raggiungeranno dopo almeno tre anni. Il primo anno serve infatti per fare attecchire l’impianto a terra, iniziando con la preparazione dell’impianto in primavera e arrivando, in autunno, alla rimozione degli steli infruttiferi e alla protezione del terreno dal freddo con uno strato preferibilmente di letame o compost.
Già dal secondo anno, preferibilmente a inizio estate, i turioni di asparago sono pronti per essere raccolti, ma solo se superano i 10 centimetri di altezza. È importante però estirpare solo una parte degli asparagi e lasciare che le piante si rafforzino, al fine di ottenere raccolti ancora più abbondanti negli anni a venire.
Anche in questo caso, il periodo autunnale impone di rimuovere le parti ingiallite della pianta e di apportare una protezione al terreno contro le rigide temperature invernali.
Dal terzo anno in poi si parte con la raccolta vera e propria, che può essere effettuata per tutta la primavera e fino a inizio estate. La pianta, giunta a piena maturazione del ciclo colturale, diviene così “autonoma”, ma va comunque sfalciata e concimata in autunno per favorire un buon raccolto per l’anno che verrà.
Il terreno di coltivazione dell’asparago deve essere costantemente pulito e protetto dall’attecchimento degli infestanti. L’irrigazione deve essere più abbondante nei primi due anni, e divenire via via più scarna, preferendo una innaffiatura scarsa, ma costante.
Quando si raccoglie il turione, il taglio va effettuato poco sotto il terreno, con un coltello affilato o un attrezzo pertinente, in modo da mantenere la radice. Il terreno deve essere curato in maniera eguale sia per l’asparago bianco che verde, ma nel caso degli asparagi bianchi i turioni devono essere coperti di terra per favorirne uno sviluppo regolare.
Per proteggere le piante di asparago dalle infestazioni parassitarie, può essere d’aiuto la consociazione con le piante di carota, anche se – per problemi di spazio e di durata – è preferibile utilizzare i bacilli, ovvero degli insetticidi naturali adatti alle coltivazioni biologiche e biodinamiche.
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