Il cedro è un particolare agrume, appartenente al genere Citrus e proveniente dall’albero della Citrus medica. Dal cedro, dal pomelo e dal mandarino derivano tutte le specie di agrumi oggi presenti sul mercato.
Non si deve confondere il cedro (inteso come frutto) con il cedro del Libano (Cedrus libani), che è un albero della famiglia delle Pinacee, mentre quello del cedro è una Rutacea.
L’albero del cedro, con altezza massima di 8 metri e foglie perenni (è una sempreverde) si sarebbe storicamente diffuso dapprima nell’attuale Bhutan, salvo poi ampliare il suo areale fino ad includere il Mediterraneo. La sua conoscenza è accertata sia nei Greci che nei Romani: Plinio il Vecchio lo chiama mela assira (cfr. Naturalis Historia), ma a quel tempo le proprietà alimentari non sono note. Lo si preferisce impiegare infatti come repellente per gli insetti, funzione ancora oggi molto apprezzata.
Oggi la diffusione del cedro è minore che in passato: lo si trova prevalentemente in Calabria, oltre che nei paesi mediorientali, nella fascia indiana, in Australia, in Brasile e negli Stati Uniti d’America.
Nonostante sia un’ottima frutta da tavola, il cedro viene spesso impiegato trasformato. Le sue derivazioni più note sono la frutta candita (impiegata nella pasticceria artigianale e industriale) e la cedrata, ovvero una bibita analcolica dal retrogusto lievemente amaro, fortemente dissetante. Lo si consuma anche sotto forma di olio essenziale, con alcuni interessanti benefici per la salute.
Il cedro è un frutto dall’ottimo profilo nutrizionale. Basti pensare che 100 grammi di parte edibile apportano all’organismo appena 11 kcal, una quantità risibile anche se rapportata a frutti simili.
La suddivisione in macronutrienti vede una prevalenza di carboidrati, che costituiscono quasi il 50% del peso. L’acqua è molto scarsa (appena il 17%) del peso, mentre proteine e lipidi (cioè i grassi) sono ancora più limitati, con appena 0,015 grammi di grassi, in maggioranza monoinsaturi.
Buoni i livelli di sodio e potassio (quest’ultimo rappresenta il 6% della dose giornaliera raccomandata in una dieta regolare), così come di calcio (ben 55 mg), mentre il profilo vitaminico vede una prevalenza del ceppo B e C, con una prevalenza di acido ascorbico.
Il cedro è ricco di effetti benefici per il nostro organismo e, consumandolo fresco (benché non abbia un sapore molto piacevole!) si riesce ad esprimere al meglio in tutta la sua forza.
Ricco di vitamina C, ha significativi effetti antiinfiammatori e antiossidanti. Può essere impiegato per contrastare l’insorgenza e/o gli effetti dei primi malanni di stagione.
Tra i suoi effetti significativi rientrano anche quelli germicidi: impiegato come alimento sotto forma di succo, di spicchi oppure valorizzandone la buccia in infusione combatte la formazione di muffe e batteri anche nei cibi.
Può avere importanti benefici lassativi, ed è per questo suggerito a chi soffre di stipsi cronica od occasionale, a patto però di non esagerare con le quantità. Un bicchiere di cedrata può essere consumato alla fine di un pasto abbondante, poiché stimola la secrezione di succhi gastrici e dunque aiuta la digestione.
Avendo inoltre un quantitativo calorico estremamente limitato, lo si può inserire senza alcun timore all’interno di tutte le diete, ovviamente comprendendo quelle ipocaloriche dove è importante avere alimenti a basso tenore calorico.
Ha un indice glicemico bassissimo, dovuto alla scarsità di zuccheri nella parte edibile, ed è dunque consumabile anche dai soggetti diabetici e iperglicemici.
Il suo colore giallo/arancio, dovuto alla presenza di betacaroteni, ci ricorda inoltre che è utile nell’assorbimento metabolico nel ferro, nella cura delle disomogeneità dermatologiche, fa bene alla salute oculare e può aiutare a prevenire l’eccesso di sebo sul viso e sul cuoio capelluto: lo si impiega infatti molto spesso nell’industria dei saponi e della cosmesi, anche grazie al suo piacevole profumo e alla non aggressività dei componenti di base.
Il cedro non ha controindicazioni particolari e non vi sono, nella letteratura medica, evidenziati casi di reazioni allergiche gravi legate al suo consumo.
Tuttavia non è indicato il consumo da parte di pazienti che assumono specifici farmaci anticoagulanti (Warfarini e simili) e nelle donne incinte, poiché può risultare irritante per la pelle.
Il cedro è un frutto tipicamente autunnale, con una leggera sforatura nel periodo invernale. Lo si raccoglie infatti tra il mese di ottobre e quello di gennaio, sfruttando il clima generalmente molto favorevole della costa calabra settentrionale.
Come già menzionato, i cedri hanno una certa diffusione nella costa tirrenica della Calabria. Qui è possibile trovare il cedro liscio Diamante, che prende il nome dalla omonima località. I cedri di Diamante sono i protagonisti della festa ebraica del Sukkoth, che viene celebrata nel mese di Tishri: ricorda la permanenza degli Ebrei nel deserto dopo la liberazione dall’Egitto. Nel rituale della festività si prega agitando un mazzo di rami vegetali che include il cedro, che simboleggia il cuore dell’uomo.
Il cedro giudaico ha una buccia succosa e commestibile, il vozza vozza (molto diffuso in Sicilia) ha una bassissima acidità e il mano di Buddha è una variante ornamentale, senza polpa e dunque non destinata al consumo alimentare.
I cedri sono frutti estremamente grandi: gli esemplari più grandi possono arrivare a pesare ben 4 chilogrammi, con uno scarto che si aggira al 70%, poiché le uniche parti commestibili sono quelle interne.
Molto diffuso anche in Italia, il cedro da il nome alla cosiddetta Riviera dei Cedri. Si tratta di una bella zona turistica della Calabria tirrenica, che comprende ventidue comuni tra le città di Tortora e Paola, nel cosentino.
Tra questi comuni troviamo Diamante, Scalea, Santa Maria del Cedro, Belvedere Marittimo e Cetraro: destinazioni di mare molto apprezzate, con una ricca storia e circondate dalle vette che fanno parte del Parco Nazionale del Pollino.
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