Il caffè è la bevanda che viene ricavata dalla macinazione e infuso dei semi della pianta Coffea, che appartiene alla famiglia delle Rubiacee (come il gelso indiano).
Per gli usi alimentari vengono generalmente impiegate le varietà della Coffea arabica e della Coffea canephora, rispettivamente le qualità arabica e robusta di grandissima diffusione.
L’origine del caffè è da ricercarsi probabilmente nei paesi del vicino Medio Oriente e dell’Africa sub-sahariana, dove questa bevanda, dall’effetto vagamente eccitante, veniva chiamata qahwa. Sappiamo, in particolare, che nell’Ottocento era molto famoso (lo ricorda anche l’Artusi) il caffè di Mokha, città yemenita che ha dato il nome alla moka, intesa come macchina per il caffè.
Fonti storiografiche concordano che dall’Africa il consumo divenne poi noto in Siria, nell’Impero Ottomano e solo successivamente in Europa, particolarmente in Italia e in Germania a fine Cinquecento. Sebbene la fama di città del caffè sia storicamente attribuita a Napoli, fu Venezia la prima “metropoli” a sperimentarlo; la caffettiera napoletana, peraltro, fu inventata solo a inizio XIX secolo.
La produzione di caffè oggi è concentrata nei paesi equatoriali e sub-tropicali. Il principale produttore mondiale è il Brasile, seguito da Guatemala, Vietnam, India, Honduras, Colombia, Etiopia e Perù.
Nota bene: i riferimenti ivi riportati si considerano tali per la bevanda preparata dalla tostatura, e non per i singoli chicchi non lavorati.
100 grammi di caffè apportano all’organismo 0 kcal. La bevanda di caffè, infatti, ha un profilo calorico nullo, essendo costituita pressoché per intero da acqua. Gli unici elementi che vi si trovano sono:
All’interno del caffè, inoltre, troviamo sparute tracce di proteine (nell’ordine dei 100 mg), mentre sono assenti grassi (saturi, polinsaturi, monoinsaturi e trans).
Contrariamente a quanto si pensa, il caffè ha più benefici che controindicazioni. Come in ogni caso, però, vale la regola aurea: consumo moderato, nessun eccesso.
Per quanto riguarda l’aritmia, ad esempio, il consumo di caffè (fino a 5 tazzine/die) non aumenterebbe l’incidenza del problema, soprattutto nei casi di fibrillazione atriale, disturbo che riguarda quasi il 2% della popolazione comunitaria.
La bevanda, inoltre, è apportatrice – sebbene in quantità moderate – di antiossidanti, che contribuiscono alla salute cellulare e a un corretto funzionamento del sistema nervoso centrale; quest’ultimo è stimolato favorevolmente dalle metilxantine, che aumentano lo stato percettivo e di allerta, favorendo dunque la concentrazione.
Come stimolatore termogenico, inoltre, aumenta il dispendio calorico dell’organismo e, se consumato in corrispondenza dei pasti, aiuta a controllare il peso.
In alcuni casi il consumo, specie se eccede le quantità giornaliere raccomandate dai medici, può avere effetti collaterali (benché non gravi).
Come vasodilatatore, può favorire un aumento della pressione sanguigna, agendo dunque negativamente su soggetti cardiopatici o ipertesi.
Per chi soffre di ulcere o gastriti, invece, la maggiore secrezione di acido cloridrico e pepsina derivante dall’assorbimento del caffè può risultare in fenomeni infiammatori. Non è, invece, un fattore di rischio in caso di reflusso gastro-esofageo già presente nel soggetto.
Sebbene esistano in natura circa un centinaio di varietà di caffè, la commercializzazione ha semplificato le qualità a sostanzialmente quattro: Arabica, Robusta, Liberica, Excelsa.
Il caffè arabica è la varietà più diffusa al mondo, rappresentando il 70% della produzione mondiale, concentrata soprattutto nei paesi arabi e in Brasile. La Coffea Arabica è una pianta da clima umido e temperato, che predilige terreni vulcanici. Se ne ricava una bevanda delicata, aromatica e poco amara.
Il caffè robusta è la seconda varietà per quantità e superficie coltivata al mondo dopo l’arabica. Sebbene il suo nome scientifico sia Canephora, viene detta robusta in virtù della sua resistenza climatica e agli agenti patogeni. Cresce tanto in pianura quanto in alta collina (fino a circa 900 metri) ed ha un forte contenuto in caffeina. Ne consegue che il sapore sia più amaro, ma anche intenso.
La liberica è una varietà originaria di una specifica zona dell’Africa compresa tra Costa d’Avorio e Liberia, che restituisce chicchi grandi, sapore robusto e buon profilo aromatico, sebbene di qualità complessivamente inferiore alle due varietà succitate.
Eccelsa in altezza, ma anche in qualità, questa cultivar può raggiungere altezze ragguardevoli, fino ai 20 metri, e ha un’ottima resistenza climatica. Per questo motivo, oltre a essere coltivata in larghissima parte dei paesi tropicali (Africa, Asia, America), viene utilizzata come innesto protettivo per le specie a minor resa e resistenza.
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