Le arachidi sono il seme edibile della pianta detta Arachis hypogaea, o più comunemente arachide. Si tratta di una pianta che appartiene alla famiglia delle Leguminose, o Fabacee, alla quale afferiscono anche numerosi altri ingredienti della nostra alimentazione mediterranea.
In uno dei suoi nomi alternativi (ce ne sono decine), tlālcacahuatl, ritroviamo l’origine del seme: significa infatti cacao di terra, poiché provengono proprio da una pianta a terra bassa e molto ricca in steli e foglie.
La pianta, infatti, ha un ciclo annuale standardizzatro con un fusto eretto che non arriva al metro d’altezza, mentre le foglie, lunghe fino ai 6 centimetri e larghe 3,5 presentano una forma paripennata a quattro elementi.
Storicamente la presenza dell’arachide come pianta naturale non è accertata: non esiste infatti come frutto selvatico ma si sarebbe generata ibridando due piante specifiche, l’Arachis duranensis e l’Arachis ipaensis. I nomi stessi ci fanno presupporre che le arachidi provengano da una zona specifica dell’America meridionale compresa tra Paraguay e Bolivia, e che si siano poi ampiamente diffuse nell’America centro-settentrionale, soprattutto in Messico.
Le arachidi sono considerate, a ragione, uno dei frutti più calorici disponibili in commercio. Infatti 100 grammi di parte edibile (generalmente tostate, non salate e dunque consumate al naturale) apportano all’organismo poco meno di 600 kcal.
Da questo punto di vista possiamo vedere come la suddivisione in macronutrienti sia sbilanciata in favore dei grassi, con ben 51 grammi contro i 25 grammi dei carboidrati e i 17 grammi delle proteine. Il colesterolo è assente, mentre troviamo buoni livelli di sodio (12 mg) al naturale.
Nella parte edibile ritroviamo un altissimo livello di fibre, ben il 10% del peso totale, mentre tra i minerali è da sottolineare l’ampia presenza di potassio, ferro e calcio, nonché di zinco, magnesio, manganese e rame. Tra le vitamine abbiamo buoni livelli di vitamina B3 e vitamina E.
All’interno della dieta mediterranea, e in generale di tutti i regimi alimentari standardizzati, è importante ridurre e limitare l’apporto calorico. Questa affermazione sembrerebbe in contrasto con l’assunzione delle arachidi (o noccioline che dir si voglia) a causa del loro altissimo contenuto calorico, ma non è così.
Grazie ai numerosi nutrienti che contengono, infatti, è possibile consumarne una quota di 20-30 grammi al giorno che, apportando circa 200-300 kcal all’organismo lo arricchiranno anche dei suoi numerosi nutrienti.
Le arachidi sono ottimi fornitori di antiossidanti naturali, e per questo risultano molto utili nella dieta di chi vuole conservare intatta la funzionalità cellulare, soprattutto a carico della pelle e delle ossa.
L’acido oleico, allo stesso modo (è lo stesso contenuto nell’olio d’oliva) è un valido alleato per il bell’aspetto del derma e del cuoio capelluto, e per questo consumarne con moderazione può aiutarci ad apparire più belli e più sani.
L’arginina e la vitamina PP, presenti in buoni livelli nelle arachidi sono legate a significativi effetti benefici sulla circolazione sanguigna, la salute arteriosa e quella del sistema nervoso. L’acido folico, molto consigliato alle donne e agli uomini, può aiutare a incrementare la fertilità e dunque risulta essere d’aiuto quando si sta programmando una gravidanza.
Un effetto significativo e valido contro il mal di testa è dato dall’apporto del coenzima Q10, o ubichinone, la cui presenza diminuisce nel corpo con l’aumentare dell’età. Allo stesso modo, scarsi livelli di Q10 nel corpo possono addirittura causare gravi problemi di salute, come insufficienza renale, convulsioni e stanchezza cronica.
L’olio di arachidi è ampiamente consigliato nel consumo in cucina, poiché ha ottimi livelli di vitamina E, un antiossidante che presenta una scarsa possibilità di rancidire. Questo condimento è inoltre utile per purificare l’organismo, migliorare la funzionalità intestinale e degli ormoni, favorisce la cura del mal di schiena e dei reumatismi.
Come per moltissima frutta secca, anche l’arachide può generare gravi reazioni allergiche in soggetti predisposti ed è dunque importante accertarsene prima di consumarle.
Qualora consumate salate, poi, le arachidi apportano eccessivi livelli di sodio, andando a costituire un pericolo potenziale per i soggetti ipertesi. Allo stesso modo, se consumate eccessivamente sono un vero e proprio attentato alla linea, specie se mangiate in abbinamento con bibite gassate o, peggio ancora, alcoliche.
Nelle persone con ipertrigliceridemia (alta presenza di trigliceridi nel sangue) vanno assunte con moderazione ed eliminate dalla dieta nei giorni immediatamente precedenti un esame del sangue, poiché potrebbero alterarne i risultati.
La pianta dell’arachide, la Arachis hypogaea, si suddivide in due sottospecie chiamate hypogaea hypogaea (il nome è ripetuto due volte) e hypogae fastigata. A queste due sottospecie afferiscono le quattro varietà principali del frutto-seme: la Virginia, la Peruvian, la Valencia e la Spanish.
Queste varietà sono disponibili in commercio già tostate, e dunque pronte del consumo ma anche sotto forma di sementi che è possibile coltivare nel proprio orto o giardino per ottenere una persona, e sicuramente originale, coltivazione di arachidi.
Le arachidi hanno una coltivazione che segue un ciclo annuale standard. La piantumazione avviene generalmente in primavera, mentre la raccolta è avviata a fine estate, quindi tra i mesi di settembre e ottobre. Una volta lavorate sono immesse nel commercio tutto l’anno.
Nonostante siano un frutto prettamente tropicale le arachidi sono presenti in Italia da oltre un secolo: in Veneto e in Campania, infatti, se ne trovano coltivazioni piuttosto ampie, la cui semina e raccolta impiega centinaia di lavoratori su base stagionale.
In tutto il paese vengono chiamate noccioline o noccioline americane, ma vi sono anche nomi regionali come bagigi (Veneto), scachetti (Emilia Romagna) e caccaetti (Toscana).
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