Le amarene sono una varietà di ciliegia, che si differenzia dal genere più comunemente noto e consumato poiché proveniente dall’albero del ciliegio aspro, o Prunus cerasus L. 1753.
La principale differenza con il Prunus avium, o “ciliegia tradizionale”, è in termini cromatici e di acidità della polpa del frutto. Rispetto al Prunus cerasus (da cui deriva il termine dialettale cerasa molto utilizzato nel Centro-Sud Italia per indicare la ciliegia) si possono evidenziare tre varietà specifiche:
– Amareno/amarena: colore rosso poco intenso, sapore tendente all’amaro con retrogusto acidulo
– Visciolo/visciola: colore rosso scuro, sapore dolciastro con retrogusto acidulo
– Marasco/marasca: colore rosso tendente al nero, sapore particolarmente amaro tendente all’acidulo, dal quale si ricava il liquore maraschino
Sappiamo che l’albero dell’amareno si diffonde, in epoca storica, nei paesi del Medio Oriente e nell’Asia Minore, con particolare riferimento all’Armenia, alla Russia caucasica, ai paesi del Mar Nero. Il nome della pianta, cerasa appunto, deriverebbe invece dalla città di Cerasunte, antico insediamento ellenico fondato nel VII secolo avanti Cristo e che corrisponde a una zona imprecisata tra Gorele e Trebisonda, in Turchia.
Qui fu Lucio Licinio Lucullo, generale impegnato nella conquista delle terre turche contro Mitridate, ad individuare e poi importare a Roma questa bella pianta, che raggiunge gli 8 metri d’altezza e ha frutti dal diametro di circa 1-1,5 centimetri.
Le amarene sono un frutto a basso apporto calorico, controbilanciato invece da un ottimo livello di nutrienti (sali minerali, vitamine, acidi essenziali) e da una pressoché assenza di grassi. Nella fattispecie, una porzione standard di amerene (100 grammi) apporta all’organismo circa 50 kcal.
La ripartizione del peso è così suddivisa:
– 88,2% carboidrati (di cui il 70% sono zuccheri)
– 6,8% proteine
– 5,1% grassi
– 1,6% fibra alimentare
– 0,3% sodio
Scendendo maggiormente nel dettaglio, la parte di zuccheri vede una prevalenza di glucosio e fruttosio, con una minima quantità di saccarosio e un’assenza di lattosio, maltosio e galattosio.
Dal punto di vista dei minerali, un etto di amarene apportano prevalentemente potassio (173 mg), calcio (16 mg), fosforo (15 mg), sodio (3 mg) e quantità quasi irrilevanti di zinco, rame, manganese e ferro.
Rilevante la presenza di vitamina A (quasi 1.300 IU), vitamina C, e i vari ceppi della vitamina B (B1, B2, B3, B5 e B6). La vitamina C, in particolare, apporta quasi il 17% della dose giornaliera raccomandata dagli istituti clinici internazionali. Percentuali più basse per la vitamina A (8% della RDA), mentre le vitamine del ceppo B, singolarmente, apporta tra 2,1 e il 2,5% della dose quotidiana consigliata da medici, nutrizionisti e dietologi.
Le amarene, proprio come le ciliegie, sono un validissimo alleato per la salute, a patto di seguire delle best practices e di seguirne un consumo regolato, non eccessivo, all’interno di una dieta ben bilanciata.
Il frutto, soprattutto se proviene da una coltivazione biologica, biodinamica e rispettosa dell’ambiente, senza cioè l’uso di pesticidi, fattori di accrescimento o altri prodotti di sintesi chimica, può influire favorevolmente su alcuni aspetti della salute e del quotidiano, aiutandoci così nei mesi di stagionalità (dei quali parleremo in seguito).
L’azione depurativa e diuretica delle amarene si deve alla buona presenza di potassio che, come naturale antagonista del sodio, stimola l’azione secernente dell’apparato renale. In questo modo, il corpo espelle le scorie e i liquidi in eccesso, con un favorevole esito anche per gli accumuli di grasso, cellulite e per la ritenzione idrica.
La buccia delle amarene è ricca di fibra insolubile, ovvero che può essere sciolta dai succhi gastrici. Per questo motivo, è utile a favorire la motilità intestinale, attraverso due passaggi: da un lato la fibra aumenta il volume delle feci; dall’altro, la pectina delle amarene si lega ai residui digestivi formando un gel che attraversa più facilmente l’intestino.
La vitamina A e la vitamina C sono valide alleate della funzionalità cellulare. In questo senso, la vitamina A è responsabile della produzione di collagene (presente anche nei prodotti cosmetici), mentre la vitamina C incrementa la funzionalità cellulare e la rigenerazione a livello basale.
Per lo stesso fattore appena citato, la vitamina C contenuta nelle amarene può aiutare le cellule a prevenire infiammazioni, stati febbrili, malattie stagionali, coadiuvando il controllo degli stati immunodepressi.
Consumare regolarmente amarene aiuta a mantenere bassi i livelli di glicemia e colesterolo nel sangue. Allo stesso modo, le fibre aumentano il senso di sazietà, e rendono così più facile eliminare il senso di fame nelle diete ipocaloriche.
L’amarena non è un alimento generalmente associato ad allergie, stati di intolleranza o problemi di salute varie. Vi sono, in ogni caso, soggetti che possono essere predisposti a una possibile ipersensibilità verso amarene e ciliegie.
Più in generale, gli unici effetti collaterali possono riscontrarsi in caso di un consumo eccessivo di amarene, che in virtù dell’alto contenuto di fibre possono provocare attacchi diarroici, meteorismo e un aggravamento di preesistenti patologie, acute o croniche, a carico dell’apparato gastrointestinale.
Le amarene sono un frutto tradizionalmente associato al periodo tardo primaverile ed estivo. Presupponendo un clima favorevole, infatti, è possibile raccoglierle e trovarle in commercio dalla fine di maggio fino a tutto il mese di luglio.
Ciò non vuol dire, ovviamente, che non sia possibile consumarle anche in altri periodi dell’anno. Già in passato, infatti, si sono sviluppate tecniche efficaci nella conservazione delle amarene, soprattutto che coinvolgono l’uso di sciroppi e soluzioni alcoliche.
Si possono dunque mangiare le amarene sia fresche (tra maggio e luglio) e sia conservate (in sciroppo, candite, conservate sotto alcool oppure come marmellate e confetture).
La pianta del ciliegio amaro (o ciliegio acido) produce amarene, marasche e visciole. Si tratta di una selezione che può essere fatta a livello botanico o semplicemente per valorizzazione di piante preesistenti.
La pianta è infatti “autofertile”, non ha bisogno di cure specifiche e ha una produttività altissima. Dunque, non vi sono più varietà di amarene, ma solo di ciliegie amare.
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