Da tempo si sente parlare di amaranto, ma sono in pochissimi a conoscere i benefici che questo particolare ingrediente porta all’organismo.
L’amaranto è un cereale, naturalmente privo di glutine, che viene coltivato nell’America centrale da secoli; per lungo tempo ha costituito, insieme al mais, l’alimento base della cucina Inca e Azteca.
Oggi è particolarmente utilizzato nelle diete vegetariane e vegane poiché riesce a fornire proteine vegetali che sostituiscono quasi del tutto quelle derivanti dalle carni, ma tutti possono beneficiare delle sue proprietà nutrizionali.
L’amaranto è un vero e proprio toccasana per la salute, poiché è privo di colesterolo, poverissimo di grassi e dal basso apporto calorico.
Cento grammi di questo cereale apportano all’organismo appena 102 calorie, contro ad esempio le 368 della quinoa, le 335 del farro e le 354 dell’orzo.
L’amaranto contiene, per 100 grammi di parte edibile 1,6 grammi di grassi, 6 grammi di sodio, 135 mg di potassio e 19 grammi di carboidrati, di cui circa 2,1 sintetizzati in fibra alimentare. L’apporto proteico è del 3,8%.
Buono anche l’apporto vitaminico, in particolare delle vitamine B6, B9 ed E. Basso l’indice glicemico, che si ferma a 35, e rende dunque l’amaranto adatto anche a diete ipoglicemiche.
Consumare l’amaranto con regolarità può essere una vera e propria risorsa per l’organismo. Grazie al contenuto di lisina, un particolare amminoacido non presente negli altri cereali, può svolgere un’azione favorevole per la pelle, le ossa e i capelli.
La lisina, infatti, si sintetizza a livello molecolare per favorire la formazione di collagene, anticorpi ed enzimi che fungono proprio a questi scopi.
L’amaranto è naturalmente ricco di fitosteroli, che agiscono nella depurazione sanguigna dalla componente colesterolica, intervenendo sulla riduzione del colesterolo LDL e sulla sintesi del colesterolo HDL.
Essendo poco calorico, privo di glutine e proteinico, l’amaranto è particolarmente indicato per i celiaci e per chi segue diete naturalmente prive di proteine, come ad esempio quelle vegane.
Sono davvero pochissime le controindicazioni dell’amaranto, e si limitano al suo (peraltro limitato) effetto sull’apparato renale.
Essendo ricco in acido ossalico, infatti, l’amaranto potrebbe favorire l’insorgenza di calcoli renali nei soggetti predisposti, e dunque un consumo eccessivo è da sconsigliarsi se si è soggetti a calcolosi renale o insufficienze a carico di questi organi.
Pur essendo un cereale di nicchia, l’amaranto sta iniziando a diffondersi anche sul nostro mercato, e dunque non sarà difficile acquistarlo (peraltro è possibile trovarlo anche nei grandi store online).
È importante scegliere un amaranto proveniente unicamente da colture biologiche, poiché solo così si riesce a catturarne tutti i benefici e le proprietà nutrizionali tanto importanti per il nostro organismo.
Da tempo viene prodotto anche in Italia, e dunque in alcuni casi sarà possibile acquistarlo direttamente in loco, ma generalmente lo si troverà nei negozi (generalisti ed equo-solidali) in sacchetti da 250-500 grammi, a un costo medio di 5-7 euro al chilo.
La coltivazione dell’amaranto segue un ciclo fitogenetico abbastanza ampio, soprattutto nelle coltivazioni che provengono da oltreoceano.
Per questo motivo, è possibile trovare l’amaranto in commercio tutto l’anno senza particolari difficoltà.
Le varietà di amaranto coltivate in tutto il mondo sono decine, e appartengono tutte alla famiglia delle Amaranthaceae.
Tra le coltivazioni più diffuse troviamo:
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